C’è una versione di “Bartali” di Enzo Jannacci (in duo con Paolo Conte) inclusa nel suo ultimo Best, che raggiunge in maniera esemplare il fine che dovrebbe sottendere ogni cover: far rivivere un brano, trasfigurandolo al contempo in una canzone inedita. Nonostante l’avvocato di Asti si impegni personalmente anche in “Danson metropoli”, interamente dedicato alla sua musica, l’obiettivo è completamente mancato: i brani scelti, tutti relativamente recenti, (praticamente assente il periodo RCA in favore delle incisioni WEA, l’etichetta di Caterina Caselli, dinamica produttrice del progetto), suonano irrimediabilmente artificiosi. Gli arrangiamenti banali e l’interpretazione istrionica di Peppe Servillo riducono le canzoni di Conte a vere e proprie ‘macchiette’ in cui a tratti affiorano addirittura atmosfere neo-melodiche: peccato. (Danilo Di Termini)
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