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L’ennesimo anno non esaltante della musica italiana viene riscattato proprio quando nella clessidra del 2003 restano pochi grani. Uno di quei grani è l’omonima opera prima di Riccardo Sinigallia. Riccardo faceva parte dei Tiromancino, lasciati, a quanto si dice, con parecchia acredine. È un disco che viaggia in perfetta sintonia con quella canzone d’autore che, dall’Islanda (Mugison) alla Germania (Notwist), non disdegna di mischiare piano e chitarra con l’elettronica e i campioni. Qualcosa ricorda i Tiromancino (la quasi radiofonica “Bellamore”), qualcosa farà contento chi da troppo tempo aspetta un nuovo Portishead (“La revisione della memoria”), qualcosa pesca negli anni ’80 meno accondiscendenti (“Buonanotte”). Canzoni come conversazioni a tarda notte quando il sonno ormai perduto rende lucidi e aspri i pensieri.
(Antonio Vivaldi)