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Odissea di luce aliena: intervista ai Kirlian Camera Odissea di luce aliena:  intervista ai Kirlian Camera Hot

Con vero e grande piacere, abbiamo di recente incontrato Angelo Bergamini ed Elena Alice Fossi dei Kirlian Camera, all'indomani della pubblicazione di Nightglory, un autentico capolavoro, un disco dalla maturità e dalla forza espressiva impressionanti: epico e contagioso euro-pop, dalle mille sfumature e superbamente orchestrato. Quello che segue è il resoconto dell'intenso colloquio avuto con il grande gruppo italiano.by black sky usa 0.1 november 2011
1) i Kirlian Camera hanno da pochissimo pubblicato NightGlory. Che cosa rappresenta per voi e all'interno del vostro cammino artistico?
Angelo Bergamini: per me rappresenta il raggiungimento di un sogno, la fine della sperimentazione fine a sé stessa, il trionfo del sentimento puro e della cura che si deve avere per esso. Facile, fare dischi "di cuore" per due gatti, oppure musica professionale per intenditori. Facile avere successo e pure non averlo e vantarsene, come se si fosse dei prescelti. Nighglory è il canto più disperato ed al contempo lucido dei Kirlian Camera. L'inevitabile separazione da un pubblico ottenebrato dall'incompetenza e dal culto dell'immagine, dal culto della "anti-immagine" e da ogni sporcizia possibile, inclusa la peggiore: l'assenza di auto-analisi e quindi dell'identificazione del reale soggettivo piacere d'ascolto. Questo disco è una preghiera verso un mondo che non è qui. Da un lato, è la definitiva separazione, dal mondo. La definitiva condanna per chi lo ama così com'è. In Germania ci stanno tagliuzzando o censurando tutte le interviste. Lo sapevamo. Oggi è facile avere l'alternativa in tasca, con buona pace di tutti... L'alternativa è il sacrificio, la costruzione della credibilità. La lotta terribile contro la voglia irrefrenabile di uccidere.
2) Dire Kirlian Camera significa, anche, dire new wave italiana di ormai trent'anni fa. Siete tra i pochi gruppi di quella stagione ancora attivi. Cosa ricordi di quei giorni e di quella scena?
Angelo Bergamini: ricordo molto fermento, ma anche molta chiusura da parte delle etichette straniere rispetto ai gruppi italiani. Noi non possiamo lamentarci, in tale senso, perché siamo sempre stati accolti bene, in certi Paesi. Ma ho sempre un po' sofferto per le sorti della bands locali, che non ho mai trovato – e non lo dico assolutamente per campanilismo – inferiori a quelle straniere con tanto di produttore blasonato a reggergli la coda. Anzi, anche oggi mi capita di chiedermi perché mai io non possa notare in altri Stati la stessa capacità che noto qui. Le bands estere sono molto pigre, giocano tutto su vestiti comprati in negozietti straziati dalla banalità e nulla fanno per emergere col proprio sangue. Non che qui ci siano geni tali da fare urlare al miracolo, però le bands italiane credibili non vengono MAI aiutate da alcuna produzione importante. Negli anni '90, soprattutto, ho fatto il possibile per esportarne alcune e qualcosina è successo, soprattutto in Germania, a livelli undeground. Ma ci vorrebbe un po' d'aiuto in più. Per il resto, sì, siamo ancora attivi, perché i Kirlian Camera si sono sempre rinnovati, messi in gioco, anche a costo di deludere, anche a costo di uccidere l'intoccabile passato con idee nuove e più potenti. Non ho moltissimi ricordi buoni, di anni fa: vivo molto il presente... ed il futuro! Con la band di oggi ed un musicista/cantante/compositore/produttore fuori dal comune per ispirazione e bravura come Elena Alice... posso farlo.
3) Solitamente, almeno in linea con la sua genesi storica, l'elettronica è minimale. La vostra, invece, appare personalissima: sontuosa e quasi barocca. Qual è, parafrasando Klaus Schulze, la vie electronique dei Kirlian Camera?
Elena Alice Fossi: noi ci serviamo di mezzi sonori per far sgorgare un fiume di sangue liquido dal cuore. Ma niente basta. Non si può limitarci. Non si deve. L'elettronica è una delle invenzioni più belle (dopo il buon vino e gli stivali alti!), ma per noi seguire la strada canonica e affascinante che hanno tracciato magnifici nomi come Kraftwerk e Tangerine Dream significa lasciarci arenare come povere grasse balene. Il respiro del dolore, la necessità di urlare alla gloria, la disperata condizione di una solitudine generata dalla mancanza di contatti e comunicazione adeguati con l'esterno. Tutto ciò a danzare sull'asse di un delicato equilibrio tra parti apparentemente sconnesse tra di loro, tuttavia tutte necessarie affinché le nostre parole trovino la giusta abitazione.
4) Dal punto di vista della formazione musicale, quali sono stati i vostri ascolti più importanti e chi vi ha influenzato maggiormente? Se di influenze si può poi parlare...
Elena Alice Fossi: i miei ascolti spaziano talmente tanto da non poter capire io stessa quale sia la mia reale fonte di ispirazione. E, con tutta onestà, ammetto di proiettarmi verso un'ignoranza adagiata e a tratti boriosa nei confronti di generi, stili, personaggi dell'ambito musicale. Non voglio indagare troppo per trovare alter-eghi paralizzanti o attaccarmi ad un modello che mi faccia sentire a mio agio. Non voglio volgere la mia coscienza verso un armadio pieno di cassetti ordinati. Voglio restare integra ed illesa dal raccattare idee per strada. Però, lascio volentieri entrare i messaggi visivi che raccolgo da film per me significativi, e 'impiastro' le melodie con attimi di emozioni vissute davanti allo schermo, lasciandomi scivolare addosso tutta la densità di ciò che risulta epico e maestoso, insieme a quel brivido che mi farà muovere il culo dal divano fino alla disordinata stanza degli strumenti.
Angelo Bergamini: sia detto sinceramente e senza presunzione, oggi non trovo nulla che possa influenzarmi. Forse molti anni fa, nomi come Tangerine Dream, Pink Floyd, Klaus Schulze, Kraftwerk, Neu!, Hawkwind, Faust, Nico, David Vorhaus, Delia Derbyshire, Gyorgy Ligeti, Joy Division, Third Ear Band, Henry Cow, Alvin Curran, Soft Machine, Van der Graaf Generator, Giorgio Moroder... hanno sicuramente contribuito alla mia formazione di autodidatta totale. Faccio però sinceramente fatica a trovare ispirazione in altri e nessuno mi fa venire idee particolari. Diciamo che oggi mi piace ascoltare i Muse, Angelo Badalamenti, Arvo Pärt, Richard Wagner, Francesco Paolo Tosti, Giuseppe Verdi, Gustav Mahler, Henry Mancini, Julie London, Johnny Cash ed anche certo progressive italiano dei primi anni '70. In aree più underground e sotterranee non mi ci trovo granché, ma Backworld, Cul De Sac, Laibach, Fausto Rossi e Dope Stars Inc. mi sembrano ottimi progetti di varia provenienza, tra altri buoni che non cito ora.
5) Dopo la scuola tedesca degli anni Settanta e il così detto techno-pop della decade successiva, a partire dai Novanta l'elettronica è rinata in una nuova veste: penso a gruppi nordeuropei come Elegant Machinery, Covenant, Pride and Fall, Icon of Coil, Children Within, tedeschi come De/Vision, Wolfsheim, VNV Nation, austriaci come gli Ice Ages e italiani come i Frozen Autumn. Persino vecchi leoni come gli olandesi Clan of Xymox hanno adeguato il loro suono... Cosa pensate di quanto è avvenuto in campo electro-dark durante l'ultimo ventennio?
Angelo Bergamini: allora... sembra strano, ma né io né il gruppo seguiamo l'elettronica proveniente dal giro goth-electro, quindi difficilmente potrei valutare lo sviluppo più o meno effettivo di certe bands. Posso dirti che, sentendo i suoni "nell'aria", quindi casualmente e nel tempo, di certi nomi da te citati, non ho potuto notare differenze tra proposte di quindici anni fa ed odierne, se non un suono migliorato per via di nuovi softwares. Però, ripeto, il mio non può essere un giudizio, né un'opinione attendibile. I nostri ascolti sono molto direzionati al pop-rock, al metal estremo, alla melodia italiana dagli anni '20 ai '50, alla musica sacra e classica, nonché alle "zone di confine", che non sono quelle identificabili nell'area colta a tutti i costi.
6) In passato, molta Mitteleuropa – intesa come clima storico-culturale – ha segnato l'opera di Ultravox (Vienna), Simple Minds (Empires and Dance, Neapolis) e Skids (Days in Europa) tra i molti altri. E' corretto parlare di istanze mitteleuropee anche riguardo al vostro caso? Se sì, in quale senso?
Angelo Bergamini: ogni sedicente cultura propone degli esempi che sono oro per i suoi promotori e devono esserlo per i fruitori. Quindi, siamo circondati da un'accozzaglia di culture vere o presunte, che sgomitano per emergere o per addirittura sommergerne altre più riconosciute in una cerchia specifica. Condivisione, invasione, semplice proposta... dipende. Esiste una Cultura Europea complessiva, che difficilmente potremmo definire "povera" ed una branca di essa identificabile in una Cultura Mitteleuropea ne decanta maggiormente lo spirito semi-nordico, nevoso comunque. Ci siamo sempre sentiti piuttosto a nostro agio, nei territori poco riscaldati ed ancora di più, ci piace vedere vasti territori disabitati e gelidi. Mitteleuropa ed estremo Nord Europa, senza esclusione del Canada, sono comunque in noi molto affidabili alla "cura mediterranea", che arricchisce certi aspetti di un patrimonio già di per sé incredibile, soprattutto negli spunti Viennesi e tedesco-orientali. Si parla di espressione ricca, bella, avvincente e dai toni anche drammatici, crepuscolari... Per rispondere alla tua domanda interamente, posso dire che siamo orgogliosi della Cultura Europea in generale, così come della sua frangia germanica, perché... molte altre onorabili tradizioni e neo-tradizioni non ci paiono sempre del tutto complete, né sviluppate da un reale "intelletto spirituale", a confronto. C'è da dire che l'odierna offerta di suoni, per esempio, è un po' imbarazzante. Ma questa mescolanza di retaggi di varia provenienza... non doveva originare una nuova e fresca linfa? A me sembra di assistere al decadimento definitivo di ogni reale proposta importante, sia essa europea, orientale, africana, o che ... Si spera che i musicisti almeno, qualsiasi sia la loro provenienza, la smettano di assecondare le richieste delle etichette discografiche. Un po' di senso di responsabilità non guasterebbe: il panorama è drammatico come non mai. Se non sanno cosa fare possono sempre fare gli avvocati, i medici, non so... Ah già, ma c'è da studiare! Bene, allora facciano i ladri, ma la smettano di suonare quelle cose, perché è depressivo, altro che trasgressivo. Spesso, un sano senso di trasgressione può alimentare la cultura stessa, mitteleuropea o no. I musicisti, attualmente, non sanno minimamente cosa possa essere la trasgressione reale... non basta avere la faccia da idiota od una brutta chitarra da 5000 Euro, per essere geniali!!!
7) Quale rilievo riveste, entro la vostra proposta sonora, la musica da camera?
Elena Alice Fossi: una volta terminate le canzoni dell'ultimo album, Nightglory, mi sono immaginata le stesse, realizzate con una piccola orchestra ed ho azzardato qualche prova iniziale col pianoforte. La cosa è piaciuta subito sia a me che ad Angelo, così ho provato ad arrangiare i pezzi a mio modo, cioè quello che mi veniva più naturale. In realtà, era troppo forte la tentazione di non abbandonare subito i brani dell'album; ultimate le registrazioni vocali, sentivo già la nostalgia e il forte desiderio/bisogno di non staccarmi da quei pezzi. E l'idea di definirli cameristici è una conseguenza dell'umore di questi brani. E' un modo per riconoscerne la loro totale intimità.
8) Come nasce una composizione dei KC e quali soluzioni timbriche prediligete?
Elena Alice Fossi: spesso c'è un concetto a capo di tutto, che smuove ogni cosa. Magari viene abbozzata un'idea di un argomento, una storia. A quel punto i nostri strumenti saranno i devoti cavalieri del testo in questione ed ogni scelta timbrica avrà come priorità quella di creare l'atmosfera giusta, la giusta potenza, il giusto dramma. In un secondo tempo, cercheremo di "occultare" certi fastidi che - per esempio i suoni ridondanti ed analogici come quelli che noi amiamo - possono facilmente creare. Dopo un po' di limature varie il suono-kirlian è arrivato all'origine primaria del sogno!
9) Una volta Brian Eno disse che fare musica è costruire un paesaggio, un'architettura sonora. Siete d'accordo?
Elena Alice Fossi: Brian Eno, non-musicista per definizione, che ha buon gusto musicale maggiore di quasi tutti gli auto-proclamati musicisti... (e, a proposito di paesaggi... quanti deserti, in giro!). Sì.
10) Progetti per il futuro?
Angelo Bergamini: nell'immediato futuro uscirà Immortal, un singolo a 4-5 tracce comprendente due versioni del brano omonimo e due pezzi inediti. Febbraio-Marzo è la data di pubblicazione, via Out Of Line/Rough Trade. Poi, si parla di due album live, uno da registrare in Germania, più orientato all'elettronica, ed uno da fare in un teatro, dove l'elettronica vada a fondersi con elementi più rock e cameristici. Al momento, pare che sarà registrato al Tetro Regio di Parma, con l'aiuto di vari ospiti, tra cui un ensemble d'archi coordinato da Elena, almeno in fase iniziale. Sarebbe un'ottima cosa, per noi! Nel frattempo, proprio Elena sta iniziando a lavorare sul nuovo album di SPECTRA*Paris che, credo, sarà piuttosto differente dai precedenti... e per questo progetto non è da escludere una collaborazione diretta con John Fryer (produttore di Depeche Mode, Nine Inch Nails, etc.).
Non mancheremo di seguirvi, come meritate. (Davide Arecco)
by black sky usa 1 late 2011

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