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Miscellanea Articoli miscellanea Da Musica! di Repubblica 13 giugno 2002
 

Da Musica! di Repubblica 13 giugno 2002 Hot

Alta fedeltà alla genovese

Somiglia al protagonista di Nick Hornby, vive il suo negozio come un club in mezzo alle discussioni tra i clienti. Ecco come cerca di resistere all’attacco della grande distribuzione

ImageQualcuno potrebbe pensare di essere finito tra le pagine di Alta fedeltà, i più cinici direbbero invece che Nick Hornby ha fatto ben poca fatica a ricreare ambienti e atmosfere del suo romanzo più famoso…a Genova Discoclub esiste dal 1965 e lo si può considerare la quintessenza del piccolo negozio di dischi, quello che diventa punto di riferimento, spazio vitale se non seconda casa del musicofilo specializzato. Dietro il banco c’è dal 1972 (con una pausa alla fine degli anno ’70) Giancarlo Balduzzi e , conversando con lui, si riesce persino a tratteggiare una storia sociale della “musica acquistata”: “Trent’anni fa l’età media della nostra clientela oscillava tra i 20 e i 22. Oggi siamo sui 35. Ma c’è anche un altro cambiamento importante. Nel 1975 il rock era una questione solo maschile. Le clienti donne erano davvero una su mille, oggi la percentuale è salita fino al trenta per cento. Dal punto di vista del gusto si può dire che c’è stato un restringimento degli orizzonti. Un tempo chi comprava i King Crimson non si lasciava scappare anche Crosby, Stills, Nash & Young o i Fairport Convention, oggi invece molti comprano solo dischi di un certo genere o addirittura di una ben precisa nicchia, come, ad esempio, l’”emo”. All’opposto, è cresciuto il numero dei clienti che hanno bisogno di essere orientati, quelli che ti dicono:”Non so chi la canta ma mi sembra che il titolo sia…”, oppure, passando davanti al negozio, sentono una certa canzone e chiedono: “Bello questo, cos’è?”. Una volta tutti avevano le idee più chiare”.

 

Trascorrere un pomeriggio all’interno di Discoclub è come calarsi in un mondo a parte, dove i clienti, che a volte si trasformano in solerti aiutanti, trascorrono ore a conversare di musica e altro (“siamo anche la sede di una specie di fan club non ufficiale di Simenon”) e, senza che il negoziante abbia alcunchè da dire, si intromettono negli acquisti altrui per suggerire, consigliare e, a volte, censurare. “Una volta è arrivato un signore piuttosto distinto e ha chiesto “l’ultimo di Elton John”. Dal fondo del negozio si è sentita una voce che sentenziava:”Speriamo che sia davvero l’ultimo”. Il signore se n’è andato via offesissimo e,naturalmente, non ha comprato nulla”. È l’ora dell’uscita dagli uffici e l’età della maggiorparte dei frequentatori viaggia intorno ai quarant’anni, mischiati a giovani venuti su a forza di Tortoise e Stereolab. La più recente uscita dei Gomez raccoglie pareri discordi, mentre qualcuno cerca di convincere gli altri della validità dell’album dei Woven Hand. Il tempo di permanenza di ciascuno supera abbondantemente la mezz’ora. Arriva un ragazzo sui vent’anni e chiede di ascoltare Brain salad surgery  di Emerson, Lake and Palmer di cui “ha sentito parlare”, poi opta per una ristampa dei Black Sabbath. Spiega ancora Balduzzi:”I giovani che acquistano dischi sono molto diminuiti, però sono molto puntigliosi nel percorrere a ritroso la storia del rock. E non è un compito facile. Ai miei tempi si doveva tornare indietro di pochi anni, diciamo dai Genesis ai Beatles. Ora i Beatles continuano a essere il punto di partenza ma bisogna passare attraverso i Grateful Dead, i Clash, i R.E.M., i Sonic Youth”.Visto da questo luogo di osservazione così specifico, il mercato discografico finisce per assomigliare a una valle delle meraviglie popolata solo di cose alternative e strane. Ad esempio non vi è traccia di Saranno Famosi o di Andrea Bocelli (“mai avuti”), la musica italiana si chiama Cristina Donà e Giardini di Mirò e in vetrina fanno bella mostra di sé le ristampe degli album storici degli Area. Quando arriva l’ora di chiusura è inevitabile chiedere a un negoziante di così lungo corso se abbia ancora voglia di ascoltare musica nuova:” Trent’anni fa adoravo cose come Cat Stevens, Alun Davies e Nick Drake e ultimamente non ho avuto problemi ad apprezzare e a proporre Kings of Convenience, Ed Harcourt e Turin Brakes ancor prima che diventassero personaggi di culto. Non riesco a vendere cose che non conosco o che non mi ispirano particolarmente.Ecco perché qui si trova poca elettronica o musica dance”.

Infine la questione più spinosa:” Se le case discografiche promuovessero musicisti più credibili anche se con poco potenziale commerciale i piccoli negozi ne avrebbero sicuramente giovamento. L’unica nostra possibilità  per reggere la concorrenza delle grandi catene è aumentare ancora di più il livello di specializzazione e diventare punto di riferimento per coloro che hanno voglia di vivere la musica, parlarne, farla conoscere agli altri.”

(Antonio Vivaldi)

 

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