Stampa
PDF
 
Miscellanea Articoli miscellanea DYLAN JONES - iPod dunque sono (Marco Tropea 2006)
 

DYLAN JONES - iPod dunque sono (Marco Tropea 2006) Hot

ImageI libri dedicati all’iPod oramai non si contano più; chiunque abbia una qualche conoscenza nel mondo dell’editoria, si sente autorizzato a scrivere un tomo in cui spiega che finalmente la musica è cambiata, che oggi ognuno di noi può scegliere cosa ascoltare costruendosi la playlist perfetta, una selezione che contenga ogni significativo pezzo mai registrato, da Strauss a Walter Carlos, passando per Gilbert and Sullivan, Gilbert O’Sullivan, i Beatles e i Rolling Stones (conoscete un ragazzo che non li ami?) Alcune iniziali precisazioni: nessuno ci ha mai obbligato a sentire qualcosa e inoltre fin dai tempi delle vecchie musicassette, ogni appassionato degno di questo nome (e non) si è cimentato in compilation da regalare agli amici o da utilizzare in macchina o in alcune situazioni in cui era meglio tenere sotto controllo il numero dei lenti a disposizione. Come se non bastasse appena si proclama la vittoria della playlist personalizzata, quasi una risposta anarchica alla dittatura delle major e degli stessi artisti, ecco nella pagina seguente una decine di liste che il lettore dovrebbe replicare pedissequamente nel suo lettore mp3. E se una lista con le trenta migliori canzoni di Van Morrison sarebbe ancora sopportabile, benché probabilmente discutibile, ecco l’elenco dei dieci brani che parlano di Denver (chi c’è mai stato e chi mai ci andrà!) o le cinquanta canzoni da ascoltare durante il the delle cinque in una cascina delle colline senesi.

 

Detto questo il libro di Dylan Jones (che pure mette le sue brave ventuno playlist in fondo al libro seguite da una proposta “più che soggettiva di iPod Italia” di Michele Monina: e vorrei vedere che fosse anche oggettiva una lista che comprende “L’avvelenata” di Guccini e “Tamburi lontani” di Baglioni, “Poesia” di Marcella e Gianni Bella e “Il nostro concerto” di Umberto Bindi, passando per “Senza giacca e cravatta” di Nino D’Angelo e “Ci penserò domani” dei Pooh), giornalista musicale inglese per Sunday Times, The Observer e direttore di GQ, ha innumerevoli pregi: intanto lo stile ironico e auto-biografico (un po’ Nick Hornby, un po’ Jonathan Coe), con cui ripercorre un’adolescenza al vinile, tra canne, borchie e anfibi, rendendo omaggio alla Londra del punk anni settanta e ottanta, al glamour di Brian Ferry e David Bowie (ahimé), facendo affiorare (a volte con compiacimento) grande competenza e passione. E poi la divertente precisione con cui tratteggia in parallelo le vicende di coloro che hanno inventato e disegnato l’iPod e di quelli che lo hanno imposto sul mercato mondiale. In un capitolo arriva anche a descrivere “Everest”, il disco che i Beatles non hanno mai fatto: l’esempio “di come un’intera opera possa essere riconfigurata usando iTunes, di come tutta una carriera possa essere riesaminata, ri-editata e possa così rinascere”. Ma la realtà è andata in maniera diversa e questo, anche mentre si scaricano brani a più non posso confondendo volontà di capienza (dell’iPod) e volontà di potenza, non bisognerebbe mai dimenticarlo. (Danilo Di Termini)

ps c’è anche una lista delle 99 migliori canzoni dei 99 migliori album jazz: ignoratela, lo choc di trovarci Norah Jones e Michael Franks potrebbe esservi fatale.

 

{mos_sb_discuss:5}

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Login