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LETTERA APERTA A JOHN BATMAN Hot

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Cage: alla SSRR non c'è da stare allegri

Caro Batman,

Le scrivo per esprimerle tutta la mia stima nei confronti della sua benemerita istituzione, The Place To Be. Ma anche per comunicarle che proprio tale nome mi procura qualche problema, come fra poco comprenderà meglio. In un certo senso io sono un Suo collega. Sono infatti il gestore della sezione SSRR (Suicidi & Sfigati del Rock & Roll) del Purgatorio. Suicidi e peccatori gravi in purgatorio? Ma certo. Il vento riformista che cominciò a soffiare con il Concilio Vaticano II fece sì che, con documento segreto e procedura degna del Codice Da Vinci, lo “stile di vita dissipato proprio di certa gioventù che oggi si identifica con la musica chiamata rock’n’roll” non venisse considerato degno delle pene dell’inferno, ma passibile di una più o meno lunga permanenza purgatoriale. A ciò non furono estranee le pressioni di un porporato messicano cultore di Richie Valens e una saggia prolusione dell’allora Patriarca di Venezia Albino Luciani (vuole sapere perché, anni dopo, al momento di ascendere al soglio di Pietro, avrebbe scelto come nome Giovanni Paolo II? Per via di Giovanni XXIII e Paolo VI, dirà lei. Questa la spiegazione ufficiale, ma faccia caso ai nome di battesimo di Lennon e McCartney…) Come avrà a questo punto capito, nel purgatorio si trovano attualmente Elvis Presley, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Keith Moon, Dennis Wilson, Brian Jones, insomma i soliti noti. Quanto a Sid Vicious, la commissione che si occupa di lui è ancora riunita (i nostri tempi non sono come i vostri, salvo i processi a quell’ex primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, s’intende…) perché, in quanto assassino, dovrebbe andare all’inferno, ma siccome era un po’ scemo, forse lo terranno da noi con permanenza mille volte più lunga rispetto a quella di Keith Moon. E’ questa la parte del purgatorio rock che voi definereste più glamorous.

Quanto alla mia sezione, le cose vanno un po’ diversamente. Qui arrivano, infatti, tutti quei musicisti che, avuta scarsa fortuna commerciale, pongono fine alla loro vita o fanno in modo che questa si concluda in modo spiacevole. Dunque risiedono presso di noi, fra gli altri, Graham Bond (satanista? No, adorava solo il pollo alla diavola, come dimostrava la sua mole), Johnny Thunders, Adrian Borland, Townes Van Zandt, Phil Ochs, Nick Drake, Peter Green (non è morto? Questo lo dice lei…). Come noto, nel purgatorio si trascorre un periodo più o meno lungo espiando le proprie colpe terrene.. E qual è la pena inflitta ai residenti nel mio settore? Naturalmente l’ascolto degli album tributo a loro dedicati o dei dischi postumi contenenti materiale raro o inedito. Li vedesse come si contorcono! Verrebbe da dire che soffrono le pene dell’inferno! E dicono cose come: “Fatemi ritornare giù cinque minuti che questi li sistemo io”, oppure: “No, questa ‘dissacrante cover di Wonderful Night’ l’ho incisa per fare colpo seriamente su una sciampista. E non le è piaciuta!”. Fin qui tutto normale. Il purgatorio è il purgatorio e poi basta dir loro che in paradiso, quando ci arriveranno, non troveranno Eric Clapton (lui verrà mandato fino alla fine dei tempi a imparare a suonare la vera musica del diavolo), che subito guardano al futuro con maggiore serenità. Da qualche tempo però sono iniziati i problemi. Ian Curtis è stato nostro ospite per anni senza creare alcun problema, anzi la copertina di Closer che ha portato con sé, adeguatamente ingrandita ha reso più elegante il nostro refettorio. Pochi giorni fa però, in seguito all’uscita del film di Anton Corbjin a lui dedicato, la Commissione Trasferimenti ha deciso di spostarlo nella sezione celebrità, anche perché è da parecchio che lì non ci sono arrivi importanti (da una ventina d’anni fervono i preparativi per Jerry Lee Lewis e Lemmy Kilmeister). A quel punto, roba da non credere ascoltando la sua musica, Nick Drake è andato su tutte le furie: “E io allora io chi sono? Mi hanno dedicato un documentario della BBC, hanno usato un mio pezzo per lo spot della Opel, hanno scritto due biografie su di me, mia sorella ha recitato in UFO, i miei testi sono stati tradotti persino in italiano, vengo ripubblicato in continuazione e Nick Cave vive in un ospizio che porta il nome di una mia canzone. Cosa ci faccio ancora qui? Voglio essere trasferito anch’io!”. Povero ragazzo ha persino annunciato che, “proseguendo nell’opera di progressiva rarefazione della mia musica, inciderò un brano di quattro minuti e trenta secondi di solo silenzio”. Quando gli ho detto che ci avevo già pensato io, ci è rimasto malissimo.
Mi capisca, signor Batman. Nick Drake è il personaggio-simbolo della nostra sezione (sapesse quante belle ragazzine problematiche ci scrivono) e non vorremmo lasciarlo andare via. Le chiedo perciò se non fosse possibile cambiare, o almeno far finta di cambiare, il nome della vostra istituzione in qualcosa d’altro, che so io, Pancho & Lefty (Townes è sempre un po’ suonato e non crea problemi), così il nostro Nick si calma.

Cordiali saluti
John Cage

P.S. Sa perché sono qui, pur rivestendo il ruolo di responsabilità che si addice a un musicista colto?
Per aver partecipato a un programma condotto da un anchorman italiano, tale Mike Bongiorno. Non capisco cosa ci sia di male, ma si sa, le vie del Signore…

(Antonio Vivaldi)


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