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Miscellanea Articoli miscellanea La due giorni letteraria dei Trugoli di Santa Brigida
 

La due giorni letteraria dei Trugoli di Santa Brigida Hot

ImageDUE GIORNI DI LETTERATURA MUSICA E TE'

IN PIAZZA DEI TRUOGOLI DI SANTA BRIGIDA

VENERDI' 9 MARZO ALLE 21,00

GINNI GIBBONI PRESENTA nei locali di FINISTERRE

“Allah non è mica obbligato” di Ahmadou Kourouma

 

 

ImageVenerdì 9 e sabato 10 marzo si svolgerà in piazza dei Truogoli di Santa Brigida una kermesse letteraria, con presentazione di libri, musica e offerta di tè, douceur afghane, karkadè.

Il via alla manifestazione avverrà alle 21 di venerdì 9 marzo, quando Piazza dei Truogoli di Santa Brigida accoglierà i suoi ospiti con tutti i negozi aperti ed un suggestivo percorso di candeline, per presentare l’evento organizzato dalla libreria di viaggi “Finisterre”:

”Raccontami una storia”, il primo di un ciclo che, con la bella stagione, potrà essere realizzato all’aperto, sotto la copertura dei truogoli .

Si tratta della lettura-racconto, a cura di Ginni Gibboni, del libro “Allah non è mica obbligato” accompagnata dalle percussioni del disco di Guem et Zaka diffuso da Disco Club, dal karkadè, offerto da Mumä, la teeria più esclusiva della città e da dolcetti africani.

ImageE’ il primo appuntamento di un calendario di racconti, che avranno cadenza mensile, realizzati grazie anche all’apporto di Mumä, Làbora e Disco Club, e con la partecipazione di tutti i locali della società consortile “Vivere Santa Brigida” .

Il testo presentato è un piccolo gioiello della letteratura africana contemporanea, dell’ivoriano Ahmadou Kourouma, da pochi anni scomparso, che così è definito da E. Volterrani nella postfazione al suo “Monnè, oltraggi e provocazioni”: Non è stato un ”grande scrittore”, ma uno “scrittore grande”, significativo ed emblematico riferimento per quella letteratura francofona, che dice quello che vuole senza dare al mercato quello che si aspetta.

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“La scrittura di Ahmadou Kourouma, assolutamente straordinaria, si presta molto ad una lettura recitata, perchè riprende i modi della tradizione orale e del griot, e questo permette all’autore di trasformare in finzione narrativa il suo forte impegno critico.
Il protagonista, che racconta in prima persona, è un bambino soldato di otto anni, uno small-soldier, come si definisce lo stesso Birahima, una delle tante vittime delle innumerevoli e sottaciute guerre del mondo d’oggi, perversamente vittima ed attore.
Le sue avventure tragiche, testimoniate come se fossero la normalità, sono una formidabile denuncia contro il cinismo, la violenza, le speculazioni che presiedono le leggi spietate degli interessi economici, specie nel mondo sottosviluppato.
E, se Allah non è obbligato “ad essere giusto in tutte le sue cose di quaggiù”, noi che in questo mondo ci viviamo, anche se non siamo onnipotenti, dovremmo sentirci almeno un po’ tali, dopo aver letto questo libro, o averne ascoltato la lettura.

“.... Mi chiamo Birahima e sono un p’tit nègre. Non perché sono nero e bambino. No! Sono un p’tit nègre perché parlo male il francese. Proprio così, davvero. Se si parla male il francese, si dice che si parla p’tit nègre, anche se si è adulti, anche vecchi, anche arabi, cinesi, bianchi, russi, anche americani, si è sempre e comunque p’tit nègre. Così vuole la legge del francese quotidiano.”
Così inizia la storia del bambino soldato, raccontata in prima persona, libro assolutamente straordinario, tenero, buffo, tragico, profondamente morale, che insegna molte più cose dell’Africa e del mondo di un saggio serioso.

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