Stampa
PDF
 
Miscellanea Articoli miscellanea FEDERICO FIUMANI - Dov’eri tu nel 77? (Coniglio Editore 2006 - 96 pagg. - 10,00 €)
 

FEDERICO FIUMANI - Dov’eri tu nel 77? (Coniglio Editore 2006 - 96 pagg. - 10,00 €) Hot

ImageHo ricevuto questo piccolo tesoro lo scorso novembre per il mio compleanno. Ogni frase che ho letto è stato un po’ come oltrepassare quel muro impenetrabile tra me e la sua meravigliosamente schiva alterigia, tutte quelle innumerevoli volte in cui sono andata a vederlo, anzi, SENTIRLO dal vivo. Ruvido poeta di quel sentimento che lo “accompagna da una vita (amare solo chi fugge)”. Impreziosito da una lusinghiera postfazione dell’amico Gianni Maroccolo, questa sorta di diario/taccuino psicanalitico raccoglie istantanee, impressioni e riflessioni in prosa e versi, prime tra tutti quelle acute, talora malinconiche sul punk e i dischi oramai gracchianti usciti intorno al ’77, “brillare di stella ormai morta”, facce tanto più affascinanti se malsane e scavate (il fascino delle mani di Tom Verlaine sulla copertina di Marquee Moon, “fili elettrici…color tossicomania"). Il '77 non c’è più, restano i solchi nei dischi che rischiano di confondersi con quei “nuovi punk…gente sana, piena di energia, i cui concerti sembrano più gare sportive”. Dorata, forse apparentemente piatta la calma che trasuda dalla scrittura di Fiumani, interlocutore silenzioso dei suoi stessi pensieri attraverso un flusso di coscienza umorale, intermittente, concentrato ora sulla musica, ora sulle donne, altra vera ossessione, parte di quel trittico “sesso droga rock’n roll” che dichiara di aver rotto eliminando la droga. Le ama, le cerca, le interroga, ora le loda, poi le allontana, “è la vita che chiama”, ferma sulla carta impressioni che forse, subconsciamente, diverranno musica. Il tradimento, la noia, il sesso, la gelosia, li descrive con vivido autobiografismo, dedica alle sue donne – anzi, a “la fica” – “tutta la musica che avrei composto” dagli esordi in poi. Desideroso di affermare la propria individualità in opposizione ai comportamenti di massa che imperano nella nostra epoca nella musica, così anche in amore: Federico ama e tradisce, con un’indole romanticamente maschilista che non conoscevo dall’ascolto dei Diaframma e da cui, in quanto donna, non posso se non essere turbata e lusingata al tempo stesso.

E con questa rivoluzione nel cuore e nelle orecchie sono andata a sentirlo, anzi, ad AFFRONTARLO sabato scorso al Milk. Sapevo già da principio che neanche stavolta avrebbe eseguito “Le Alpi”; l’ultima volta, a Nervi, aveva detto all’esiguo ma assai partecipe pubblico che neanche si ricordava le parole… chissà perché a me, invece, piace illudermi ogni volta che le abbia ripassate. L’organico della band era diverso anche questa volta, Trambusti ha lasciato spazio ad un giovane e ben preparato batterista (Trambusti, che fu nei Litfiba, contribuiva ad evocare un po’ dell’atmosfera di quel tempo perduto che è stata la new wave in Italia). Anche la seconda chitarra è cambiata , riconosco solo Federico e il bassista. ImagePochi pezzi di riscaldamento, Fiumani sorride e timidamente ringrazia, attacca con “Spazi Immensi” e il pubblico va in visibilio. Ogni smorfia sul suo volto è decisamente autobiografica mentre esplode un’energia live inedita per me (sono nata, ahimè, poco prima dell’uscita di “Siberia”) che finora avevo visto le altre formazioni in versione decisamente più melodica ed intima. Mi sono resa conto da subito che l’acustica era un disastro, quegli alti assordanti che speravo venissero aggiustati dopo i primi pezzi ci hanno invece accompagnato fino alla fine compromettendo, a mio avviso, la piena riuscita della performance del gruppo che, per parte sua, ha fatto buon viso a cattivo gioco fino alla fine, concentrandosi sull’empatia con il pubblico. Fiumani alfiere di un organico decisamente punk nei propositi e negli esiti, ora addirittura scherza presentando “un nuovo pezzo, si intitola Valentina, sottotitolo, la zoccola”. Ecco emergere il poeta che aspettavo, il contemplatore delle sue muse e allo stesso tempo ironico, rassegnato iconoclasta, come si può non adorarlo? Modula rabbia, amore e sudore con una bilancia che non è dono di questo mondo. Canta parole nitide, semplici ma dirette, senza affettazione. L’organico cavalca la cresta dell’onda energica fino alla fine dello show, passando per “Diamante Grezzo”, “L’Odore delle rose”, raggiungendo il culmine con “Oceano”. I passaggi sono rapidi, la linea di basso agile e cupa al punto giusto (mi compiaccio di come l’esperienza Diaframma abbia fatto proprie peculiarità di gruppi storici come Joy Division e Bauhaus senza mai cedere ai cambiamenti così repentini del mondo del rock e della musica in generale). Dopo l’apoteosi di “Libra”, storica firma di adesione del gruppo al manifesto punk italiano degli anni ottanta (“Distruggi il futuro/se non ti appartiene”: proprio nel libro Fiumani si compiace della musica dell’epoca, di quei dischi “che non vogliono fare epoca, senza pretese…che non vogliono insegnarmi niente”). Il gruppo saluta e se ne va e presto ritorna a seguito dei cori (a mio avviso fuori luogo, quasi da stadio) del pubblico. Tornerà, prima solo e poi con il resto della formazione, si congederà per poi riconcedere al pubblico un’ inaspettato “tris”, aperto con un pezzo quasi reggae di policiana memoria, energico nonostante la Tele di Federico, ricoperta di sudore, sia ormai (meravigliosamente) scordata.

Davvero un peccato per l’acustica del luogo e la qualità del suono in uscita, il gruppo meritava senz’altro qualche attenzione in più da parte del service del locale…Io invece sono tornata a casa con le orecchie che ronzavano e la testa piena di tutte quelle situazioni che avevo letto, trasognata, nelle pagine del libro. Ho cercato di carpirne qualche sprazzo nello sguardo del suo autore, man mano che le parole accompagnavano la melodia, ma anche questa volta lui era lì, serio e altero, imponente nella sua genuina semplicità di poeta e onestà di uomo, così non ho potuto se non fantasticare. A Federico Fiumani va tutta la mia stima, perchè ogni sua canzone mi fa arrossire e perché da più di vent’anni canta l’amore in questi tempi così infami. (Gloria Carabbio)

{mos_sb_discuss:6}

Image Gallery

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Login