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Miscellanea Articoli miscellanea GABRIELE LUNATI - Nico, bussando alle porte del buio (Stampa Alternativa - € 13,00 - 2006)
 

GABRIELE LUNATI - Nico, bussando alle porte del buio (Stampa Alternativa - € 13,00 - 2006) Hot

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Finalmente un autore italiano rende giustizia ad una delle figure più enigmatiche e significative della storie del rock (e non solo): Nico, musa di Andy Warhol, chanteuse per i Velvet Underground, attrice per Fellini e Garrell, per citare solo alcuni dei suoi contributi più significativi. Nico per qualche decennio si trova al posto giusto nel momento giusto (la Parigi di Coco Chanel, la New York di Warhol e Bob Dylan, la Swingin’ London, una Ibiza hippy e bohemien) e muore nel luglio 1988 per un’emorragia celebrale dovuta ad una banalissima caduta in bicicletta. Non un suicidio, non un’overdose, non uno spettacolare incidente automobilistico nè un omicidio misterioso: con questa tesi l’Autore della struggente biografia ci spiega perché un’artista così eclettica ed importante come Nico, meravigliosa Chelsea Girl, sia uscita di scena “dalla scala posteriore”, vittima di una scomparsa “troppo poco rock” per essere presa in considerazione anche di chi ha condiviso con lei quegli anni strepitosi di fermento artistico e musicale. Anche la morte, non solo la vita, ha voluto essere triste e cinicamente ingiusta con lei.

 

Gabriele Lunati, giornalista e documentarista, già autore di una interessante biografia sui Kraftwerk per la stessa casa editrice, ripercorre le tristi tappe della decadente esistenza di Nico, dall’infanzia nella Germania piegata dal secondo conflitto mondiale, l’evacuazione dalla propria città, l’inizio delle sue interminabili peregrinazioni, tanto che l’esilio, lo sradicamento, saranno temi ricorrenti nelle sue opere e cardini sui quali costruirà il suo peculiare stile “apolide, atemporale”. Modella a Berlino e Parigi, attrice a Cinecittà con una breve, fugace quasi eterea- come la sua figura - apparizione ne “La Dolce Vita” (1960) di Fellini. A New York prende lezioni di recitazione da Strasberg, mostro sacro di tutti gli attori del periodo d’oro hollywoodiano, insieme a Marilyn Monroe e ancora a Parigi posa nei provini del sensuale “Strip-tease” (1963) per Serge Gainsbourg. Vive con Brian Jones, primo vero frontman dei Rolling Stones, duetta con Jimmy Page, strega Dylan e Bowie al punto che questi scriveranno liriche apposta per lei (rispettivamente “I’ll keep it with mine” e “Heroes”), così come un giovane Jackson Browne. Jim Morrison sarà suo amante e personale insegnante di poesia e scrittura visionaria, Lou Reed scriverà per la sua voce i più bei pezzi dei Velvet Underground, John Cale arrangerà i suoi album solisti praticamente nel corso di tutta la sua cariera, Andy Warhol consacrerà la sua bellezza nelle insidiose e schizofreniche riprese dei suoi film, tra cui il celebre “Chelsea Girls” (1966). Nico sarà amata e ripudiata da Alain Delon, da cui avrà un figlio, Ari, che l’attore non riconoscerà mai e che lei porterà a lungo con lei, incluso nelle location dell’Exploding Plastic Inevitabile, esuberante ed eclettico progetto artistico nato in seno alla Factory di Warhol. In meno di un anno, percorrendo in lungo e in largo gli States, l’ EPI cambiò la maniera di vedere, ascoltare ed intendere il rock creando “tensione in opposizione all’eterno nulla”. La droga, il sesso, il suo sguardo enigmatico contribuiranno a costruire la sua contraddittoria figura, caratterizzata da spontanea innocenza nelle foto e su pellicola, in opposizione alla sua mortuaria presenza sul palco” per dirlo con le parole del giovane pupillo-danzatore maledetto della Factory, il beffardo Gerard Malanga.

ImageCon scrupolosità documentaria ma con uno stile molto personale, particolarmente attento agli stati d’animo e alle vicissitudini di Nico nelle varie tappe della sua carriera musicale e cinematografica, Gabriele Lunati passa in rassegna con il proprio scandaglio i sei principali album solisti, senza tralasciare la traduzione delle liriche e tutte le partecipazioni, i singoli e i concerti storici (su tutti, il live al Rainbow con John Cale e Brian Eno quel 1 giugno 1974, dove la performance di “The End” da parte di Nico resta scolpita nella storia del rock). Il nostro biografo, originale ed ambizioso, dal momento che in Italia nessuno prima di lui aveva mai intrapreso la strada di una biografia della seducente ed enigmatica Nico/Icon, passa al vaglio lo stile senza tempo, tragicamente gotico delle “cantilene da sepolta viva” dell’artista, in cui confluiscono tragedia, teatro brechtiano, influenze arabeggianti e medievali, creando album suggestivi e singolari, meravigliosamente oscuri, assolutamente irripetibili. L’interesse dell’artista per la poesia è reso manifesto nei due album della maturità, “Marble Index” (1969) e “Desertshore” (1970). Profondamente ermetici non solo sul piano delle liriche ma anche su quello strumentale, poiché si caratterizzano per un minimalismo d’avanguardia, in cui le percussioni sono talora totalmente assenti per lasciare spazio ad organo e harmonium, creando atmosfere particolarmente severe e taglienti. Il consumo sempre più massiccio dell’eroina renderà ancora più cupi i successivi “Drama of Exile” (1981) e “Camera Oscura” (1985). L’esilio, che Nico si autoimpone per anni, viene rotto dall’esplosione della New Wave, che la spinge a rimettersi in gioco intraprendendo nuovi lavori e collaborazioni (magistrale quella con The Factions, cari a John Cale), nonché una serie di interminabili tourneè mondiali che la impegneranno fino all’improvvisa, beffarda, fine dei suoi giorni.

La biografia è corredata da un’appendice con i minuziosi elenchi relativi a discografia, videografia e filmografia. E’ una lettura che “prende” quanto un giallo, raccontata in modo intrigante, che assorbe quanto il tentativo di risolvere un antico enigma: quello dello sguardo imperscrutabile di una delle figure femminili più sconcertanti, autodistruttive e sensuali della storia del rock. (Gloria Carabbio)

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