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Jazz Monografie 60 ANNI DI IMPULSE
 

60 ANNI DI IMPULSE 60 ANNI DI IMPULSE

a-love-supreme-john-coltrane-descontextoIn quell'anno alzando gli occhi al cielo si poteva veder sfrecciare la Soyuz che portava Jurij Gagarin a spasso nello spazio o salutare Ernest Hemingway che lasciava per sempre questa terra. Billy Wilder vinceva l'Oscar per "L'appartamento" e l'ambita statuetta ancora prevedeva categorie separate per il colore e il bianco e nero; analogamente i dischi venivano incisi ancora in due versioni, mono e stereo. I Beatles esordivano al Cavern di Liverpool, Bob Dylan al Wha?, un localino nel Village; era il 1961 e a New York nasceva l'Impulse, etichetta discografica nel cui catalogo sarebbero apparsi quasi tutti i capolavori di John Coltrane. Ashely Kahn ne ricostruisce le vicende in "The house that Trane built" (Saggiatore, traduzione di Tiziana Lo Porto, 340 pp., xx euro), così come il box antologico di quattro CD che ripercorre attraverso una scelta di 38 brani gli oltre trecento titoli pubblicati fra il 1961 e il 1977. (Universal, xx euro). L'idea di creare un'etichetta specificatamente dedicata al jazz in seno all'ABC-Paramount, un colosso in campo televisivo, cinematografico e musicale con star del calibro di Paul Anka e Frankie Avalon, fu di Creed Taylor, trombettista e compositore (tanto per dare un'idea: "What a wonderful world", sì quella incisa nel 1968 da Louis Armstrong, l'ha scritta lui), ma soprattutto autentico genio della produzione: Ricorda, quasi divertito, che arrivava a fare personali indagini di mercato: "una volta mi accorsi che nei negozi non si trovava musica orientale e decisi di produrre "Hi-Fi in oriental garden", un disco che vendette piuttosto bene". Con un lungo e paziente lavoro di preparazione, consolidato da un'invidiabile serie di scelte azzeccate, riuscì a convincere la non certo illuminata dirigenza che diversificare ulteriormente l'attività avrebbe potuto rivelarsi un affare. Il momento era propizio: il jazz era la colonna sonora del tempo, Jack Kerouac aveva adottato il bop per la sua beat generation, la pittura astratta sembrava perfetta per descrivere il magma sonoro del nascente free, film come "L'uomo dal braccio d'oro" raccontavano, romanzandole, ma nemmeno poi troppo, storie di musicisti affascinanti e maledetti; la rivista Playboy immaginava il suo lettore come una specie di 007 che nei momenti decisivi metteva sul giradischi un ellepi di jazz e, molto più prosaicamente, nelle pagine di Billboard, la bibbia dello show-business negli Stati Uniti e quindi nel mondo, si leggevano dichiarazioni di questo tipo: "Il jazz è l'affare del momento e tra i suoi nuovi amici ci sono alcune delle maggiori personalità viventi". Ovviamente esistevano già etichette dedicate esclusivamente al jazz, come la Blue Note o la Prestige, ma quando nel febbraio del 1961 i primi quattro titoli della Impulse arrivarono sugli scaffali dei negozi, si capì immediatamente che quei dischi erano diversi da tutti gli altri. Taylor aveva sempre pensato che ci fossero due modi per guardare un album, "il primo quando è posato su un tavolino, l'altro quando è su uno scaffale" e per questo aveva affidato a Fran Attaway (la moglie del clarinettista Tony Scott) la progettazione di un design indimenticabile e funzionale. Tutto concorreva a rendere i long-playing della nuova etichetta immediatamente riconoscibili: un nome e un logo incisivi con la i identica nel design al punto esclamativo finale, una combinazione inedita di colori, l'arancione e il nero, una scelta di foto particolarmente accurata, la copertina apribile a libro, riservata fino ad allora solo agli album doppi. John Sinclair, un agitatore politico di quegli anni, ricorda che gli era sembrata una trovata meravigliosa: "potevi usarle come un fantastico vassoio per ripulire la marijuana dai semi. I migliori dischi erano quelli che avevano più semi incastrati lungo la costa centrale". Ma l'immagine senza la musica non sarebbe stata sufficiente: le prime sedute di incisione, fra novembre e dicembre 1960, si svolsero negli studi del leggendario Rudy Van Gelder, un tecnico del suono che garantiva la miglior qualità ottenibile, e coinvolsero, in ordine di catalogo, i trombonisti Kai Winding e J.J. Johnson, il 'genio' Ray Charles e l'orchestra di Gil Evans. Sempre in quell'anno John Coltrane registrò "Africa/brass", primo dei sedici ellepi che vide realizzati in vita (altri ne sarebbero seguiti, da "Expression", listato a lutto, due mesi dopo la sua scomparsa nel 1967, a "One down, one up" nel 2005) in virtù di un contratto in esclusiva. Fu l'unico sottoscritto da Creed Taylor che preferiva ingaggiare i musicisti per un solo disco, garantendo un risparmio economico e un rapporto non logorante con l'artista. Una conseguenza di questa politica fu l'eterogeneità del catalogo, caratteristica che continuò anche dopo il 1962, quando Taylor passò alla Verve e fu sostituito da Bob Thiele. L'Impulse incise praticamente di tutto: il folk per cavalcare senza successo il nascente fenomeno (i dimenticati Micheal Brown e Oscar Brand), il soul-jazz con l'organista Shirley Scott, la bossa nova con "Desafinado" di Coleman Hawkins; lo swing delle origini con Pee Wee Russell, il canto con Johnny Hartman, l'impegno della Liberation music orchestra di Charlie Haden, la "new thing" di Archie Shepp, il jazz rock di Gabor Szabo. Ashley Kahn nel suo appassionato pellegrinaggio, divide il racconto in otto capitoli, alternati a trentasette monografie di singoli dischi, con testimonianze, aneddoti, curiosità e una particolare attenzione ai retroscena economici che stavano dietro le scelte effettuate. Un viaggio in cui si riflettono gli avvenimenti e i personaggi di un'epoca: la guerra fredda con due musicisti fuggiti dall'U.R.S.S. confluiti in un improbabile Russian jazz quartet, John Fitzgerald Kennedy commemorato da Oliver Nelson con "The Kennedy dream", Martin Luther King omaggiato sulla copertina di "Cosmic music", Malcolm X celebrato in "Malcolm, Malcolm, Semper Malcolm". E sempre Impulse furono le ristampe di Sun Ra, gli ultimi dischi di Albert Ayler e i primi di Gato Barbieri e Keith Jarrett... Poi il declino, nonostante il tentativo di entrare nel mercato del rock con "Trespass" dei Genesis (molto ricercato dai collezionisti in questa versione), un vortice di acquisizioni e fusioni che si è concluso, per ora, con la confluenza nel gruppo Universal. La pubblicazione di un live del pianista Les McCann, numero di catalogo ASD 9333, mise la parola fine alla storia: era il 1977. In quell'anno "Rocky" vinceva l'Oscar, Londra bruciava nella musica vibrante dei Clash e Elvis Presley entrava nella leggenda. Come quell'etichetta neroarancio che dichiarava orgogliosamente sul retro di tutte le copertine: The new wave on jazz is on Impulse!

Ray Charles, Genius + Soul = Jazz, 1961, Impulse A 2

Charles nelle vesti di musicista jazz. Ma con “One Mint julep” è impossibile restare fermi mentre intona “just a little bit of soul now”.

Oliver Nelson, The Blues and the Abstract Truth, 1961, Impulse A 5

Un settetto (con Eric Dolphy, Bill Evans, Freddie Hubbard, Roy Haynes) che suona come un orchestra. Raffinato e inarrivabile.

Benny Carter, Further Definitions, 1961 Impulse A 12

Il rifacimento di una storica sessione parigina del 1937: Carter e Coleman Hawkins per uno dei più bei dischi di tutti i tempi.

Shelly Manne, 2-3-4, 1962, Impulse A 20

Pensare la batteria in funzione della melodia: in duo, trio e quartetto con Coleman Hawkins, Hank Jones, George Duvivier.

Duke Ellington, Meets John Coltrane, 1963, Impulse A 30

Troppo facile definirlo un incontro al vertice: per Trane fu il disco della consapevolezza e per l’ascoltatore pura gioia.

Charles Mingus, The Black Saint and the Sinner Lady, 1963, Impulse A 35

“Il mio epitaffio vivente dalla nascita fino al giorno in cui ascoltai Bird and Diz”: esemplare autoritratto in forma di suite.

Earl Hines, Once upon a time, 1966, Impulse, AS 9108

Il pianista di “West end blues” (Armstrong, 1928) riscoperto e riunito ai migliori superstiti dell’era swing: commovente.  

Sonny Rollins, East Broadway run down, 1967, Impulse AS 9121

La sezione ritmica di Coltrane, Freddie Hubbard alla tromba e l’imponenza del tenore di Rollins: solenne e monumentale.

Pharoah Sanders - Karma , 1969, Impulse AS 9181

Un disco segnato dalla voce del grande Leon Thomas e dalla memorabile, intensa spiritualità di “The creator has a master plan”.

Charlie Haden - Liberation Music Orchestra, 1969, Impulse AS 9183

Le canzoni della guerra civile spagnole riarrangiate mentre Nixon bombardava la Cambogia. Consapevolezza e impegno politico.

Gato Barbieri - Chapter One: Latin America , 1973, Impulse AS 9248

L’energia e il furore del tenore di Gato registrato con musicisti locali tra Argentina e Brasile: world music ante litteram.

Keith Jarrett - Treasure Island, 1973, Impulse AS 9274

Dal vivo al Vanguard: i famosi mugolii del pianista e un quartetto (Haden, Motian, Redman) semplicemente immenso.

John Coltrane

Ricorda Creed Taylor che “Coltrane anche se non avesse mai firmato quel contratto, sarebbe sempre e comunque rimasto inequivocabilmente John Coltrane”. Per riassumere l’importanza del sassofonista di Philadelphia basterebbe elencare i trenta e più titoli, raccolte escluse, che l’Impulse continua regolarmente a ristampare e a vendere. Ne segnaliamo cinque: il primo, Africa/Brass, il più commerciale, “Ballads”, il misconosciuto “Crescent”, il capolavoro, “A love supreme”, l’intenso “Interstellar space”. Ma l’influenza di Trane si riflette in tutto il catalogo dell’etichetta: Archie Sheep vi arrivò grazie a una sua telefonata e così McCoy Tyner, Elvin Jones, Pharoah Sanders. Alice McLeod sposata Coltrane, la pianista che prese il posto di Tyner nello storico quartetto, nel 2004, dopo ventisei anni, è tornata in sala d’incisione (per l’ultima volta, è scomparsa nello scorso gennaio): il cd “Translinear light” porta il numero di catalogo B-0002191-02. Impulse ovviamente.

 

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