Quello che fa di Brad Mehldau non un semplice epigono di Bill Evans o Keith Jarrett è la capacità di illuminare standard ("Get happy", "Anything goes", "Nearness of you") o semplici cover (Paul Simon, Radiohead) da angoli inediti, rivelandone gli aspetti più reconditi e nascosti. Il suo è un pianismo singolare, in cui l'obliquità di Monk (sempre presente nei suoi dischi) si fonde con il romanticismo di Carmichael o di Chaplin ("Smile", proposta anche in un recente ed eccellente disco con il sassofonista Joel Frahm). Un percorso personale da sempre condiviso con Grenadier al contrabbasso e Rossy alla batteria, gli stessi con i quali tornerà, dopo il concerto del 1998, sempre grazie all'Ellington club, il prossimo 19 marzo: un'occasione per riascoltare dal vivo la semplice magia di questo disco. (Danilo Di Termini)