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E’ piuttosto sorprendente vedere il nome del settantaseienne pianista francese accomunato alla Blue Note: la sua estetica è quanto di più lontano dal recente percorso dell’etichetta spesso consacrato ad uno pseudo-jazz da cocktail party. Martial Solal, nel suo primo ingaggio al mitico Vanguard, non concede sconti: accompagnato da François Moutin e Bill Stewart regala quasi settanta minuti di jazz sorprendente e inconsueto, fatto di brusche e improvvise accelerazioni, citazioni, ripensamenti: un evidente e continuo work in progress, diviso fra song originali della figlia Claudia e standard a tratti quasi scarnificati e irriconoscibili. Manca solo l’amato Ellington ma per i cultori del piano trio potrebbe essere l’occasione per archiviare un bel po’ di dischi dell’ultimo scontato Jarrett e scoprire uno dei più grandi pianisti della storia del jazz.
(Danilo Di Termini)