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Le vie della produzione sono infinite si sa; ma cosa sia passato nella testa dei dirigenti della Verve, forse la più importante major jazz contemporanea, quando hanno deciso di dar corso a questo progetto, resterà per sempre un mistero. Immaginiamo invece chi a Genova abbia caldeggiato una simile ignominia, sfidando le patetiche polemiche che non volevano il Guarneri del Gesù di Paganini in mano ad una jazzista (già è proprio questo lo strumento utilizzato da Regina Carter); ma al di là di quella che sembrava una montatura ad arte per far parlare a sproposito, il prodotto finale è un disco da dimenticare, suonato in maniera totalmente kitch, che nemmeno un dentista nevrotico terrebbe di sottofondo alle sue trapanazioni.
Da Fauré a Ravel, da Oblivion a Manha de Carnaval tutto è falso, retorico e di cattivo gusto. Resta la domanda iniziale: cui prodest? (Danilo Di Termini)