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Steve Lacy, cosa ormai appurata, è un tipo strano. Dedito a progetti bizzarri con la stessa facilità con la quale si beve un sorso d’acqua, anche questa volta non si smentisce, e mette il suo sax soprano a disposizione di un tributo davvero particolare. Dieci poesie della Beat Generation, pura letteratura anni cinquanta, sono rivisitate in chiave jazz, con tanto di vocalist d’eccezione, Irene Aebi, a creare una sorta d’ipnotico trance da operetta stramba, in cui il tono prevalente è quello dell’avant-guard teatrale, a tratti pervasa da pura follia.
Una follia decisamente ben dosata e splendidamente eseguita, però, grazie alla presenza di strumentisti davvero eccelsi come il grande George Lewis al trombone o la chirurgica sezione ritmica di Jean Jacques Avenel e John Betsch. Su tutte, “Song” di Ginsberg. (Massimo Villa)