Dice Paolo Fresu che oggi è forse arrivato il momento di fare in modo che arte, musica e cultura siano il linguaggio della ricostruzione, come successo (per esempio) a l'Aquila lo scorso anno, quando tutto il jazz italiano, proprio sotto la supervisione del trombettista gallurese, si è mobilitato per la ricostruzione del centro storico della città abruzzese. Non ha tutti i torti Paolo Fresu, siamo ormai da tempo circondati da troppe macerie. In quest'ottica ecco quindi il nuovo suggestivo progetto in collaborazione con il provenzale Richard Galliano e lo svedese Jan Lundgren, formatosi nella marinara Malmö. Un'ulteriore riflessione (la seconda di una trilogia a questo punto, che segue a distanza di dieci anni la prima) su quello che i romani chiamavano Mare Nostrum e su storici e mai abbastanza ricordati legami, tutti da disseppellire e quindi ritracciare. Ma il magico e colto suono del trio è mediterraneo oppure europeo? E le due cose (poi) si escludono a vicenda? Alla seconda domanda non sappiamo dare una risposta (oppure sì, visto il sepolcro che è divenuto negli ultimi anni il Mare Mediterraneo). Per quanto riguarda la prima, l'intenzione è certamente quella di far dialogare appartenenze (per lo meno nel caso di Fresu e Galliano, ma anche i vichinghi hanno avuto a che fare con "il grande mare") profondamente ancorate al mondo mediterraneo, e però la musica appare più l'espressione di un poetico camerismo europeo, filtrato dalla sensibilità jazzistica, che un tuffo nella vitale, "brulicante", magari fantastica e immaginaria, realtà sonora di antiche acque. Sembra dimostrarlo anche la scaletta, che accanto alle composizioni originali, a cui hanno contribuito tutti e tre i componenti del terzetto ("Blue Silence", "Kristallen den fina", "Giselle", "Aurore", per citarne alcune), affianca due arrangiamenti di brani "classici": "Si Dolce è il tormento" dal nono libro di madrigali di Claudio Monteverdi, compositore innovativo, assoluto protagonista (se non inventore) dell'opera barocca, al tempo di un melodramma rigoglioso di musica e strumentazione, privo (o quasi) di recitativi, con le sue "arie" meravigliosamente incastonate nell'orchestrazione (Fresu ci ha ormai abituati a questi excursus nella fondamentale musica del '600); e il "Gnossienne No. 1" del maestro miniaturista francese Erik Satie. Un lavoro, comunque, prezioso ed elegante (il loro), contraddistinto dal tocco impressionistico di Lundgren al pianoforte, e dalle vaporose e "tremolanti" concordanze tra gli ottoni di Fresu e la tastiera aerofona di Galliano. (Marco Maiocco)
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PAOLO FRESU/RICHARD GALLIANO/JAN LUNDGREN - Mare Nostrum II
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