È la prima volta che il settantenne pianista di Allentown riunisce in un disco di piano solo (il sedicesimo titolo, contando come singoli, doppi, tripli e cofanetti) brani che provengono da diversi concerti. I titoli, numerati da uno a nove, appaiono però come parti di un'unica composizione, come se le esibizioni di Toronto, Tokyo, Parigi e Roma, tutte del 2014, fossero legate da una sotterranea relazione che Jarrett rivela nella sua totalità solo ai fruitori del cd. All'ascolto i settantatré improvvisati minuti di Creation, alternano momenti più appassionati (la parte IV, vagamente spagnoleggiante, la IX, romantica e sentimentale) ad altri più riflessivi, al confine con la monotonia. Non è certo il disco con cui avvicinarsi all'originale concezione pianistica di Jarrett; ma per i suoi fedeli sostenitori la confortante riprova di un maestro ancora capace di emozionare. (Danilo Di Termini)