Dietro il magico mistero di Thelonious Monk, che a soli cinquantaquattro anni si sarebbe ritirato dalle scene, smarrito nelle pieghe dei suoi silenzi, c'è anche la sconvolgente grandezza di suonare allo stesso modo dall'inizio alla fine della sua carriera. Dalle prime registrazioni del 1941 con Charlie Christian, alle "London Collection" trent'anni dopo, il pianismo angolare e spigoloso di "Sphere" non ha mai mutato peculiarità. Non fa eccezione il concerto alla Salle Pleyel del 15 dicembre 1969, ad oggi inedito, con il fido Charlie Rouse al tenore (splendido il suo assolo "Ruby My Dear") e due giovanotti di (non) belle speranze, il bassista Nate Hygelund e il batterista Paris Wright. L'ennesimo riascolto di classici come "I Mean You", "Straight No Chaser" o "Blue Monk" suona inedito, come i tre brani in piano solo; oltre a una sfolgorante versione di "Nutty" in cui Philly Joe Jones prende le bacchette e fa sentire di cosa è capace. Monumentale. (Danilo Di Termini)