Improvvisazione pura, estemporaneo flusso di coscienza, a partire solo da un variegato set di strumenti e oggetti, quello messo in atto da questi due eccellenti musicisti pugliesi. Poliflautista sperimentale, di formazione accademica e jazzistica, Antonio Cotardo, è solista alla costante ricerca della propria voce strumentale, sempre in relazione agli infiniti, possibili percorsi, reali o immaginari, che le molteplici tradizioni musicali altre possono offrire. Pianista, percussionista, etnomusicologo, profondo conoscitore della musica classica indiana, è invece Paolo Pacciolla, qui in veste di vero e proprio architetto del paesaggio sonoro, impegnato nel far risuonare campane, nel tintinnare cimbali, nel percuotere tamburi, nel far "parlare" la mbira africana, nello scandire ritmi al berimbao, il tipico cordofono della cultura brasiliana, e nel far riverberare le corde del pianoforte preparato. Una registrazione che si irradia nello spazio per placidi moti, regolari o irregolari, come di onde solleticate da una lieve brezza. A tratti l'ispirazione sembra essere quella meravigliata, ipnotica e rivelatrice del Tony Scott di Music for Zen Meditations. Ricercatori. (Marco Maiocco)
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