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Jazz Recensioni ENRICO RAVA - On The Dance Floor
 

ENRICO RAVA - On The Dance Floor ENRICO RAVA - On The Dance Floor Hot

ENRICO RAVA - On The Dance Floor

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On The Dance Floor
Anno
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Il jazz è musica afroamericana che continuamente riflette su se stessa, ritrovandosi, riattualizzandosi, e, quando le idee sono molte, chiare e dispensate efficacemente, reinventandosi. Musica afroamericana, musica statunitense, il jazz è diventato ormai da tempo musica del mondo, riuscendo ad attecchire in ogni angolo del globo, interfacciandosi sorprendentemente con le specificità di ogni singola cultura musicale. Come quella che potremmo definire italiana, a cui Enrico Rava appartiene a pieno titolo, pur essendo uno dei jazzisti più apprezzati e rinomati del mondo. Perchè, in effetti, Rava, oltre ad essere un eccellente depositario della cultura jazzistica, è anche, più o meno consciamente, una sorta di simbolo del bel canto italiano, della nostra passione, del nostro gusto per l'enunciazione melodica, per l'elegante esposizione tematica e motivica (il suo omaggio all'Opera di qualche anno fa non è certo sortito dal caso).

E quindi la sua rivisitazione della musica di Michael Jackson (musicista che il trombettista triestino ha scoperto addirrittura solo dopo la prematura scomparsa), - personaggio certo molto discutibile, ma dalle sottovalutate intuizioni musicali, paragonabili a certe visioni ritmico orchestrali alla Quincy Jones -, è davvero un connubio tra la valorizzazione del materico elemento afroamericano, con i suoi incalzanti ritmi, anche molto roccheggianti in questa circostanza, e una sorta di astratta e surreale diafanicità, tipica della tromba di Rava, che è residuo (carsico, potremmo dire) della classica dizione musicale all'italiana, pur con tutte le ambiguità tonali del caso, che in Rava si trasformano in una specie di luminosa e al contempo pallida bolla sonora, capace di assumere forme e direzioni sempre imprevedibili. In questo progetto, ragistrato dal vivo all'Auditorium Parco della Musica di Roma nel maggio e nel novembre 2011, lo accompagna un nutrito e agguerrito gruppo di giovani musicisti (unidici, per l'esattezza) riuniti sotto l'insegna del Parco della Musica Jazz Lab. Da alcuni anni è all'opera in Italia una nuova generazione di musicisti molto preparati (anche sul piano strettamente accademico) e decisamente spericolati e spregiudicati, - pensiamo alla Cosmic Band e al Tubo Libre di Gianluca Petrella, alla Radar Band di Cristiano Arcelli, alla Unknown Rebel band di Giovanni Guidi (solo per fare qualche esempio) -, davvero capaci di lavorare con maestria ed entusiasmo sui repertori più svariati, trasformando con estro e creatività anche il materiale più bolso e inflazionato, oppure domando con coraggio persino le impalcature musicali più impervie e inaccessibili. A questa categoria di compagini appartiene la Parco della Musica Jazz Lab, nella quale brillano un pò tutti, da Mauro Ottolini (autore anche degli arrangiamenti, che forse avrebbero potuto essere più spiazzanti e originali) alla tuba e al trombone a Marcello Giannini alla chitarra elettrica, da Dario Deidda al basso elettrico a Dan Kinzelman ai fiati, da Zeno De Rossi alla batteria a Giovanni Guidi al pianoforte. Rava, da vero e proprio sciamano (un pò sulla scorta della lezione davisiana), ne assembla e convoglia le energie, organizzando al meglio le fila di un assieme impetuoso, pirotecnico e saettante. Ne scaturisce un disco estremamente piacevole, a tratti altamente spettacolare (si ascoltino le versioni di "They Don't Care About Us", "Thriller", "Blood On The Dance Floor" e "History"), dalle notevoli potenzialità anche divulgative, perchè in grado di mettere d'accordo gli appassionati di jazz, rock e pop, che spesso non si accorgono di far parte della stessa storia. Avvincente. (Marco Maiocco)

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