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Jazz Recensioni ENTEN ELLER ORKESTRA - E(x)stinzione
 

ENTEN ELLER ORKESTRA - E(x)stinzione ENTEN ELLER ORKESTRA  - E(x)stinzione Hot

ENTEN ELLER ORKESTRA  - E(x)stinzione

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Titolo
E(x)stinzione
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In un'epoca segnata da una feroce deindustrializzazione (non che il fordismo e l'industria pesante fossero da difendere, ovviamente), che dietro di sè lascia solo macerie, lacerti detritici, ambiente inquinato, disagio sociale e disperazione da lavoro che improvvisamente scompare, evapora in una nuvola rossa (o forse è meglio dire grigio-bianca, come il cemento dei capannoni in disuso o come la polvere assassina dell'amianto), gli Enten Eller (Massimo Barbiero, Alberto Mandarini, Maurizio Brunod, Giovanni Maier) elaborano una sorta di istantanea in musica di questa progressiva decadenza avviata verso l'estinzione, alla quale sembra irrimediabilmente destinata l'intera civiltà occidentale. Registrato dal vivo alla fine del marzo scorso nell'ambito dell'Open Jazz Festival di Ivrea, pubblicato dalla Spalsc(h) in un doppio cd, corredato da un esplicativo ed esaustivo libretto, E(x)stinzione è un ambizioso progetto, una specie di spettacolo teatrale dall'ampio respiro, ad opera di uno dei gruppi più innovativi, visionari, colti e navigati dell'intero panorama jazzistico italiano.

Attorno alle parole caustiche e critiche del musicologo e scrittore Franco Bergoglio, il cui testo, recitato dalla bella e coinvolgente voce della vocalist Laura Conti, funge da filo conduttore dell'intero concerto spettacolo, i quattro musicisti piemontesi, accompagnati dall'orchestra d'archi del Conservatorio "B. Bruni" di Cuneo e da alcuni ospiti illustri, come il viscerale sassofonista Carlo Actis Dato, il raffinato trombonista Giancarlo Schiaffini, la delicata arpista Marcella Carboni, realizzano, complici le notevoli musiche di Alberto Mandarini, sapientemente "istigato" dal leader dell'intera operazione Massimo Barbiero, un composito ed avvincente affresco musicale, che inevitabilmente non può che consistere nella coraggiosa riarticolazione di una serie di elementi. Anche in musica, infatti, siamo alle prese (ma questo, in realtà, è un aspetto decisamente interessante, perchè potenzialmente foriero di moltissime novità) con una confusa e al coltempo stimolante fase postmoderna, nella quale possono convivere e intrecciarsi armoniosamente (come in effetti accade in questo intelligente lavoro) swing, free jazz, rock, atonalità contemporanea, parti scritte, improvvisate, e molto altro ancora. Perchè, in effetti, è un pò come se la musica che abbiamo conosciuto fino a qui fosse tutta naturalmente confluita in un impetuoso e indomabile magma sonoro, al quale è necessario (o forse no) che qualcuno imprima nuove forme e direzioni. A completare questa sentita riflessione artistica sullo stato delle cose presenti concorrono le splendide e desolanti fotografie in bianco e nero di Luca D'Agostino, che con le sue immagini d'autore accompagna da molto tempo questo straordinario gruppo di lavoro, tutte dedicate all'impietosa cristallizzazione di angoli morti, spazi fatiscenti, terreni marci, capannoni abbandonati, una serie (insomma) di non luoghi per eccellenza ormai, che la deindustriallizzazione lascia deperire senza costrutto; fotografie che durante lo spettacolo vengono proiettate su un grande schermo, in modo che interagiscano sinestesicamente con questo speciale racconto in musica. In mancanza di nuove soluzioni che una seria politica industriale - rivolta finalmente ad una rinnovata produzione della riccehzza (quella vera, non superflua, sostenible, legata al fabbisogno della comunità, in armonia con la natura circostante) - dovrebbe (se ci fosse) sapere trovare, escogitare, valorizzando, e non mortificando e disperdendo, capacità e competenze, questa la drammatica situazione nella quale siamo immersi. Gli Enten Eller (anche se la speranza è certamente quella di poter uscire da questa devastante crisi, che ci pone a serio rischio di estinzione - ed è in questo modo che ci piace interpretare quell'"ex", antico prefisso latino) non offrono soluzioni, non indicano vie d'uscita (e forse questo è un limite, ma sarebbe troppo facile ed ingenuo illudersi di avere delle risposte), si limitano semplicemente e filosoficamente a interrogarsi, a lanciare un grido, a diffondere e rappresentare un'inquietudine; un atteggiamento senz'altro meritorio in un mondo nel quale si fa a gara, soprattutto nelle cosiddette classi dirigenti, a far finta di nulla. Coriacei. (Marco Maiocco)

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