La musica di questo interessante terzetto non stravolge in modo particolare il linguaggio del piano trio, così come consolidato (almeno) da Bill Evans in avanti. Ha però il pregio di non apparire scontata e banale e di trasmettere molta freschezza e originalità (a partire dalle ariose composizioni, prevalentemente ad opera di Negro), riarticolando in modo intelligente e divertente una serie di stilemi tipici di quell'idioma. I tre giovani protagonisti in causa, Francesco Negro al pianoforte, Ermanno Baron alla batteria e Igor Legari al contrabbasso, si sono conosciuti nelle aule dei Seminari Internazionali di Siena Jazz - vera e propria istituzione della formazione jazzistica in Italia, intramontabile fucina di talenti - e lì hanno deciso di costituire questo apprezzabile progetto, piccola grande fotografia del nuovo jazz italiano che avanza. Una smagliante istantanea, nella quale la solida formazione accademica di Negro e Baron, davvero convincenti e personali, si amalgama con naturalezza al bagaglio maggiormente popolare, ma ovviamente altrettanto nobile, del più "istintivo" Igor Legari. Il brioso jazz acustico che ne deriva è espressione di un luminosa predisposizione all'improvvisazione, che i tre coltivano e gestiscono con padronanza, pur muovendosi sostanzialmente all'interno delle strutture, salvo un paio di "frammenti" più liberi del tutto estemporanei. Un jazz duttile, disinvolto, piacevole, armonioso, che a seconda dei momenti può ricordare il pianismo e la concezione del piano trio di alcuni grandi della tastiera afroamericana come Keith Jarrett ed Enrico Pieranunzi da una parte, Don Pullen e Abdullah Ibrahim dall'altra. Un'opera che funziona, dalla prima all'ultima nota: pregevole prova di consapevolezza. (Marco Maiocco)
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FRANCESCO NEGRO TRIO - Silentium
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