Fedele al suo progetto di creare una musica che sfugga a generiche catalogazioni - world, jazz, minimal, ambient – a quattro anni da “Marifa street”, il trombettista di Memphis, studi europei con Stockhausen, dilata ulteriormente il suo universo musicale. Con lui il bassista Peter Freeman, il violinista nord-africano Kheir E. M'Kacich e i norvegesi Jan Bang, sampling e Eivind Aarset, chitarra. Due lunghi brani formano il nucleo centrale del disco: "Abu Gil", sinuoso omaggio/rivisitazione a “Caravan” di Duke Ellington (già affrontato in “Fascinoma Suite”) e la title track, un duetto apparentemente immobile e ripetitivo fra tromba e violino, con supporto subliminale di ritmica ed elettronica. Musica inascoltata, sospesa in un tempo senza riferimenti: predisporsi adeguatamente all’esperienza. (Danilo Di Termini)
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