A voler riassumere questo disco, si potrebbe considerare che come il nome di Metheny precede quello di Meldhau in copertina, analogamente è sempre il chitarrista a introdurre i temi e a indicarne le linee di sviluppo; il pianoforte è sullo sfondo, misurato e puntuale anche negli assoli, ma senza elevarsi mai allo stesso livello.
Detto questo i fan del prolifico Pat e anche quelli dell’altrettanto produttivo Brad (con due dischi usciti recentemente) non saranno delusi; la tecnica certo non manca e a garantire la varietà dei toni Metheny adotta quattro chitarre diverse mentre in due brani si aggiungono il basso e la batteria di Larry Grenadier e Jeff Ballard. Ma a quarant’anni di distanza “Undercurrent” e “Intermodulation” di Bill Evans e Jim Hall restano ancora inarrivabili. (Danilo Di Termini)