Torna a fare capolino il signore della tastiera afro-americana, lo sciamano di Città del Capo, da oltre quarant’anni simbolo dell’incontro tra il jazz e la tradizione sudafricana. Lo fa, come al solito, in punta di piedi e (anzi) con un pizzico di delicatezza in più, tanto da avvicinarsi in qualche momento a poetiche impressioniste. L’album, registrato nell’aprile scorso al WDR studio di Colonia, è un sublime concentrato dell’opera di Ibrahim sempre in bilico tra l’orazione ieratica e i colori del canto e della danza. Con un paio di pezzi dedicati a John Coltrane, tra i più consapevoli sostenitori di un ritorno alle mitiche origini africane, e la riproposizione dell’ellingtoniana “In A Sentimental Mood”, non manca un grato ed elegante omaggio alla storia del jazz, sempre interamente compresa nella musica di Ibrahim. E proprio Duke Ellington, padre spirituale e musicale di Abdullah, sembra nascondersi dietro quel “Senzo” che da titolo all’intero lavoro, in giapponese “antenato” e in sudafricano “padre”. Il grande pianista e band-leader di Washington, infatti, fu il primo ad accogliere nel mondo del jazz un giovane ed esule Ibrahim in fuga dal regime dell’apartheid.
“Senzo” è un album dall’antico splendore che vive su un incessante flusso di coscienza che scorre come le acque pacificate di un fiume in vista dell’oceano. E speriamo che “Ocean & The River”, la deliziosa composizione che apre e chiude l’albun nella più classica forma ad anello, non rappresenti un possibile commiato, sereno ma definitivo. (Marco Maiocco)
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