Tra l’ascoltare Paul Bley e uno di quei pianisti della solitudine romantica che vanno tanto di moda adesso, c’è la stessa differenza che andare in vacanza in un villaggio Mediterranée tutto compreso o partire zaino in spalla alla ricerca di altri luoghi e soprattutto altri incontri. In questo nuovo capitolo della discografia del settantaseienne musicista, inutile aspettarsi facili ammiccamenti o confortevoli scorciatoie: due soli brani, un originale di oltre trenta minuti che dà titolo al cd e “Pent-up house” di Sonny Rollins. In entrambi i casi lasciatevi condurre, senza preclusioni o riserve, cogliendo gli squarci fugaci, perdendovi a tratti, senza mai scoraggiarvi; perché Bley, quando meno ve l’aspettate, vi mostrerà uno spazio inedito al quale non avevate pensato. Semplicemente splendido. (Danilo Di Termini)
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