Il mostruoso in musica (e non solo) ha da sempre una doppia accezione, apparentemente antitetica: al significato di orribile apparenza si contrappone quello di capacità straordinaria. Stanley Jordan, da più di vent'anni sulla scena, anche se ultimamente un po' defilato, racchiude perfettamente in sé questa ambiguità. Una tecnica chitarristica strabiliante (o altresì mostruosa), spesso al servizio di scelte musicali a dir poco discutibili. È il caso anche di questo omaggio alle sorti del nostro pianeta, in cui si alternano momenti inqualificabili (“Ocean breeze” o il Concerto n°21 di Mozart) ad altri poetici (“How insensitive”) o jazzisticamente interessanti (“All blues” e “Song for my father”). Per i patiti della chitarra elettrica, declinata in tutte le sue possibilità, una vera festa. (Danilo Di Termini)
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