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Jazz Recensioni CLAUDIO ANGELERI - Invenzioni a più voci (CDpM 2007)
 

CLAUDIO ANGELERI - Invenzioni a più voci (CDpM 2007) Hot

Image Invenzioni a più voci di Claudio Angeleri è un disco che, ne siamo convinti, ha tutti gli ingredienti per emergere sia in Italia sia all’estero. Innanzitutto per la personalità del leader che qui si propone in varie vesti, tutte di spessore ma finalizzate al risultato musicale globale: pianista colto e versatile, compositore di talento, accompagnatore di classe, ideatore di progetti intriganti che intrecciano musica/poesia/immagini con diversi rimandi jazzistici ora più classici - Monk, Ellington - ora più contemporanei e di ricerca. Claudio Angeleri non teme il rischio e nel disco alterna esecuzioni live, riprese in contesti prestigiosi, come la versione delle Città Invisibili con Mintzer, il progetto di teatro musicale sulla poetessa argentina Alfonsina Storni con la tromba di Ambrosetti, il bandoneon di Zisman e la voce emozionante di Paola Milzani, la sonorizzazione delle comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy, a registrazioni in studio in piano solo (talvolta sovrainciso, come in certi lavori di Tristano e Evans) in quartetto con il tenorista californiano Rob Sudduth (Huey Lewis band) e in duo con l’altista Gabriele Comeglio. E proprio queste collaborazioni di lusso, ormai di lunga data, contribuiscono non solo ad innalzare il tasso qualitativo del disco ma dimostrano, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di quanta stima e rispetto abbia acquistato Angeleri in ambito internazionale da parte di jazzisti di livello assoluto.


Si ascolti, ad esempio il solo di Mintzer nella Città Sottile o quello di Ambrosetti in Poemas de Amor, in cui i solisti piegano il proprio stile esecutivo al clima delle composizioni del pianista italiano con accenti e nuances inediti, suggeriti proprio dalla sua scrittura che riporta in musica quel senso di “leggerezza” tipico di Calvino in letteratura. Nel jazz si potrebbe in parte tradurre questo termine con “relax” a cui contribuisce a conferire in modo non indifferente la sezione ritmica con Tony Arco o Mauro Beggio alla batteria e il basso di Marco Esposito. Una ritmica leggera ed incisiva quando necessario, sottile ed energetica, con un profondo senso dello swing anche nei momenti più free e concitati. Resta infine da sottolineare la prova di Gabriele Comeglio, noto ai più come arrangiatore d’orchestra, da Mina agli Yellow Jackets, ma che al sax alto è capace di avere ora accenti lirici – Prelude – ora più funky nell’accezione più “adderliana” del termine – Bud not for me - con un controllo ritmico e sonoro che ha veramente pochi eguali. (Giuseppe D’Avino)
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