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Jazz Recensioni SONNY ROLLINS - Freelance Years (Universal 2007)
 

SONNY ROLLINS - Freelance Years (Universal 2007) Hot

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Diario del 22 giugno 2007

ImageE’ conosciuta come Sindrome della Completezza Esasperata e colpisce critici, studiosi e anche semplici appassionati; si manifesta con il desiderio di possedere tutto quanto inciso da un singolo musicista, anche la registrazione del trombettista ubriaco nel retro del bar prima del famoso concerto. Per curarne i sintomi (e anche per incoraggiare le esauste vendite) l’industria discografica ha inventato il cofanetto, raccolta di svariati cd in cui racchiudere l’opera, omnia o frazionata, dell’artista prescelto. Ma “Freelance Years”, box che comprende tutto quanto pubblicato da Sonny Rollins per le etichette Riverside e Contemporary fra il dicembre ‘56 e l’ottobre ’58, benché soddisfi i requisiti (i brani ci sono proprio tutti, dalla seduta newyorchese con Thelonious Monk di “Brilliant Corners” a quella di Los Angeles di “And The Contemporary Leaders”, passando per quattro long-playing registrati a suo nome e due partecipazioni ai dischi del trombettista Kenny Dorham e della cantante Abbey Lincoln) è anche un vero monumento all’arte del tenorsassofonista nato a Harlem il 9 settembre del 1930.

Certo, qui non troverete una pietra miliare come “Saxophone colossus”, per cui il musicologo Gunter Schuller coniò l’espressione di improvvisazione tematica, volendo indicare la capacità di Rollins di variare e sviluppare il tema principale, non limitandosi a improvvisare su una frase che non ha alcuna relazione con il nocciolo della composizione; e nemmeno i capolavori hard-bop sfornati a ripetizione in quei due anni per la Blue Note. Ma titoli come “Way Out West” e “Freedom Suite” dimostrano che la grandezza di Sonny, allora a uno degli apici di una lunghissima carriera, merita di approfondire anche questo periodo che finì con il suo temporaneo ritiro dalle scene; Rollins decise di ricominciare a studiare e, per evitare le proteste dei vicini, si recò a suonare sotto il ponte di Williamsburg (tra Manhattan e Brooklyn) da dove tornò, nel 1962, con un altro bellissimo disco, non a caso intitolato “The Bridge”. Per verificarne l’intatta e vertiginosa creatività, potete anche rivolgervi a “Sonny, Please” (Doxy, 15 euro), un disco inciso nel 2006 in cui conferma di possedere ancora una capacità interpretativa senza uguali; inoltre il prossimo 14 luglio arriverà a Umbria Jazz, per uno dei suoi travolgenti concerti in cui anche i più refrattari finiscono per scatenarsi al suono dei celeberrimi calipso. E buon divertimento. (Danilo Di Termini)

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