Il primo album, “Neither Washington, Nor Moscow…” (“But International Socialism”, prosegue il titolo) arriva a sciopero ormai finito. Proprio per questo, il brano d’apertura “The Power Is Yours” è, a dispetto di un titolo ottimista, un’amara meditazione sull’esito di quella vicenda. Il resto del disco contiene sei brani già usciti su singolo e questo causa alla formazione guidata da Chris Dean non poche accuse di commercializzazione. Riascoltate ora, le canzoni dei Redskins suonano solide e vigorose, fanno pensare agli Style Council con più rabbia o agli Housemartins con una sezione fiati. Il tono è quello dello slogan (molti titoli terminano con un punto esclamativo: “Hold On!”, “Take No Heroes!”) e l’effetto è quello di un viaggio a gran ritmo in un momento cruciale della storia britannica. Come i minatori, anche i Redskins furono sconfitti dal crescente disinteresse del pubblico e si sciolsero dopo questo disco. (Antonio Vivaldi)
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Rock
REDSKINS - Neither Washington Nor Moskow
(London 1986)
REDSKINS - Neither Washington Nor Moskow (London 1986) Hot
Con brillante gioco di parole, qualcuno definì il loro stile “Northern Soul-cialism”. Un altro gioco di parole era leggibile anche nel nome del gruppo: Redskins, ovvero “pellerossa”, ma soprattutto “skin rossi”. Non a caso, la storia del gruppo si svolge quasi tutta in parallelo cronologico ed emozionale con il lungo sciopero dei minatori britannici. Provenienti da Leeds, i Redskins si fanno notare a partire dalla fine del 1984 con una sequenza di singoli che giustificano la loro dichiarata aspirazione a suonare come un incrocio fra James Brown e i Clash. Quando l’agitazione dei minatori entra nella fase più drammatica i Redskins sono letteralmente sulle barricate: concerti gratuiti e benefit ovunque e persino qualche polemica con il Red Wedge di Billy Bragg e Paul Weller, accusati di troppa morbidezza.
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