VAN MORRISON - Astral Weeks (Warner Bros. 1968) Hot

Talvolta l’esigenza di misurarsi con il cambiamento, di superare strade artistiche ormai ben delineate si fa pressante. E allora capita che un eclettico musicista irlandese affascinato dal folk e dal blues voli in California e, ingaggiati alcuni eccellenti sessionman jazz, registri in un paio di giorni ben sedici ore di musica. Quel materiale darà origine a uno degli album più illuminati e significativi dei tardi anni sessanta: Astral Weeks. Van Morrison, all’epoca, è un giovane musicista già ampiamente baciato dal successo; con la sua band precedente, i Them, ha reso popolari anche in Europa la sonorità soul e rhythm’n’ blues. Ma Astral Weeks segna una svolta verso la profondità letteraria e la ricerca sonora. Sospese tra sogno e realtà, animate da un candore e da una forza evocativa straordinari, le canzoni di Astral Weeks, anche grazie alla magnifica voce di Van Morrison, aprono una breccia nel cuore e nella mente di chi ascolta. E lo fanno senza irruenza, affidandosi ad un incedere sonoro delicato e rarefatto eppure molto intenso.Difficile stabilire quale tra questi brani animati da un’originalissima fusione di jazz, blues e folk, tocchi con maggiore efficacia le corde dell’emozione. Qualcuno potrebbe privilegiare Astral Weeks, la lunga e fascinosa title-track, altri le atmosfere romantiche e intimistiche di Sweet Thing. Oppure si potrebbe essere attratti dalla bellezza austera e senza tempo di Ballerina e Madame George. Infine, c’è chi ascolta ancora con autentica commozione The Way Young Lovers Do. Ma qui entrano in gioco anche altri fattori emotivi. La versione di questo brano realizzata pochi anni fa da Jeff Buckley, così inquieta e appassionata, ne esalta il ricordo e la struggente malinconia. (Ida Tiberio)