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I nostri preferiti Rock BOB DYLAN - Slow Train Coming (Columbia, 1979)
 

BOB DYLAN - Slow Train Coming (Columbia, 1979) Hot

ImageEbbene sì: anche i miti più coriacei cadono vittime di un oscuro e inesprimibile disagio che li rende irriconoscibili e getta i fans nello sconforto. A fine anni ‘70, complici problemi personali di varia natura, lo stordimento creativo ed emozionale travolge persino Bob Dylan. Lui ne è consapevole e reagisce da par suo, senza curarsi di eventuali critiche. Solo in quest’ottica si può comprendere come Dylan non abbia tenuto in alcun conto le polemiche che, inevitabilmente, avrebbero accolto un album come “Slow Train Coming”. La formazione ebraica del giovane Robert Zimmerman non ha mai condizionato la poetica delle sue canzoni. Eppure, sulla soglia dei quarant’anni, qualcosa incrina il profondo laicismo con cui Dylan ha descritto, per anni, i rapporti umani e sociali. “Slow Train Coming” segna un deciso avvicinamento alle tematiche del cristianesimo.

Tutti i brani sono contrassegnati dal misticismo un po’ ridondante del neofita e i punti cardine della dottrina cristiana sono vissuti e trattati con grande enfasi. Sia chiaro, “Slow Train Coming” è un album pieno di spunti pregevoli. Il suono, grazie all'ottima chitarra di Mark Knopfler dei Dire Straits, è nitido e avvolgente. Canzoni come la quasi soul “Gotta Serve Somebody”, “I Believe In You” e l’intensa “When He Returns” sono assolutamente godibili. Ma analizzando alcuni testi, in particolare “God Gives The Names To All The Animals”, si percepisce la deriva verso un afflato mistico che sfiora il fanatismo. Sono piccoli segnali di malessere, indicatori di una crisi creativa che si manifesterà con nefasta chiarezza negli album successivi: “Saved” e “Shot Of Love”. Due tra le pagine più imbarazzanti della vicenda artistica straordinaria, per molti aspetti ineguagliabile, di Bob Dylan. (Ida Tiberio)

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