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Oggi abbiamo “questo” Smile da analizzare e godere: si, perché la musica è godibile e l’impatto è notevole, malgrado il tempo. Le nuove registrazioni ricalcano esattamente le originali: ma le voci dei Wondermints non hanno l’individualità e il colore di quelle dei Beach Boys, e quella di Brian sessantenne non è più quella pura, duttile e precisa del Brian ventiquattrenne; il suono del disco è un po’ aspro e confuso, ma le melodie hanno comunque la grazia, la cantabilità, lo struggimento che sono il marchio del genio di Brian, con un’aggiunta di asprezza, frammentazione e complessità tipicamente novecentesche. E’ musica spirituale, come la voleva Brian, ma evoca anche la fisicità in maniera sbalorditiva. Veramente interessante, dunque, e non una semplice reliquia per nostalgici. Loro attenderanno comunque l’uscita delle registrazioni originali: qui hanno la mappa del tesoro per arrivare a questo Santo Graal della storia del rock. (Paolo Derchi)