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Molti anni fa il musicista folk Peter Stampfel scrisse che, a confronto di Karen Dalton, Janis Joplin sembrava Betty Boop. Basandoci su questi parametri sarebbe curioso cercare di capire a chi potremmo paragonare Norah Jones, ma andiamo con ordine… Con poca voglia, nel 1969 Karen Dalton entra in uno studio di registrazione newyorkese. Il produttore Nik Venet, che sta lavorando a un disco di Fred Neil, le chiede di registrare, come favore personale, proprio una canzone di Neil, “A Little Bit Of Rain”. Ne nasce un album intero (ancorché breve, 31 minuti) col tempo divenuto una piccola leggenda sonora. All’epoca non suscita grande impressione anche perché sembra un disco di quattro, cinque anni prima: canzoni tradizionali o di celebri autori blues e jazz (da Leadbelly a Jelly Roll Morton) trattate secondo la tipica estetica da coffeehouse del Village: arrangiamenti semplici con ritmica essenziale e appena un tocco di elettricità.
Ma ciò che in un periodo dominato da psichedelia e rock duro è considerato fuori tempo, 35 anni dopo viene percepito come senza tempo. Il miracolo lo compie la strana voce della cantante, spesso paragonata a quella di Billie Holiday per la capacità di suonare aspra e fragile nello stesso momento. Da questo punto di vista esemplari sono il tradizionale “If I Had A Ribbon Bow” e la straziante “Blues On The Ceiling” (altra composizione di Fred Neil) che coglie davvero l’essenza dell’artista nella frase “non uscirò mai viva da questi blues”. Carattere difficile, Karen Dalton incide nel 1971 un altro album, il rarissimo “In My Own Time” dopodiché, davvero, non esce più dai suoi blues. Muore nel 1995 a seguito di una malattia che le poche fonti definiscono “correlata all’Aids”. (Antonio Vivaldi)