I Flying Burrito Brothers sono quello che si usava chiamare un “supergruppo”: incontro di personalità e talenti “singoli” luminoso nel suo esplodere e veloce nel disgregarsi. Gram Parsons, cowboy metropolitano e teorico della “Cosmic American Music”, portava dentro un grande amore per il suono delle radici, il “country”, e per la suggestione del rock che all’alba di quei lontani anni ’70 diventava ufficialmente anticonformista e “ribelle”. Chris Hillman era un “Byrd” titolare e, accanto a Roger McGuinn, aveva già esplorato i meandri del suono degli anni ’60 prima di approdare anch’egli al country con l’album “Sweetheart Of The Rodeo” (anche Parsons in formazione con i Byrds). È dunque il suono della prateria il teatro per l’incontro dei due; la molla che spinge Gram e Chris a fondare i “Burritos”, reclutando il bassista Chris Ethridge e “Sneeky” Pete Kleinov alla (fondamentale) steel guitar. “The Gilded Palace…” è la messa in opera della loro visione, un disco spontaneo e turbolento che nasconde sotto un aspetto prettamente tradizionale (melodie, strumenti, arrangiamenti) spinte diverse. Ci sono pezzi presi di peso dal soul e dal r’n’b e rivestiti da capo a piedi con i panni dei cowboy; ci sono parole lontanissime dalle storie di frontiera che popolano solitamente le ballate tradizionali e c’è un’atmosfera precaria e rilassata che ritroveremo trent’anni dopo in decine di dischi “alternative country”. Tutto qui; ancora un disco (“Burrito Deluxe”) e il gruppo scompare. Altri porteranno avanti il nome ben oltre quegli anni, ma la fiamma che li aveva fatti nascere e brillare si esaurisce. Le strade si dividono e porteranno Chris e Gram in altri posti. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
(Marco Sideri)
