In copertina un portacenere pieno ospita una sigaretta fumante, vicino una copia chiusa della Bibbia, dietro una bottiglia di whiskey e un bicchiere che qualcuno non ha finito di bere. Così si presenta Whiskey For The Holy Ghost, secondo disco solista di Mark Lanegan, cantante degli Screaming Trees (formazione rock di Seattle) e menestrello delle parti scure dell’anima.
Come a volte capita ai profughi del rock, Mark in queste canzoni segue la via della tradizione, quella della polvere e della frontiera americana; abbraccia il country e il blues e li aggiorna ad una voce nuova. Rinnovando non tanto la forma, gli arpeggi o i motivi dolenti, quanto l’impatto: l’America, quella vecchia dei film e dei saloon, torna a cantarsi senza cadere nella ripetizione o, peggio, nella parodia. Non c’è una canzone brutta, né un brano migliore; il disco inizia e finisce nutrendosi di chitarre arpeggiate e organi accarezzati, immagini sacre e cuori spezzati, in un’unica splendida ballata. La voce che sa di nicotina e bicchiere della staffa racconta tredici storie di amore, strada e partenze come se fosse la cosa più faticosa e naturale del mondo. Si ascolta e poi si ricomincia, senza riflettere troppo. Un whiskey per lo Spirito Santo. Salute. (Marco Sideri)