E’ opinione comune che la canzone d’autore “colta” nasca e si evolva in chiave folk. In realtà vi è stato anche chi ha provato a unire testi ben articolati a suoni che poco hanno a che fare sia con la ballata acustica sia con il 4/4 rock. Parliamo di Dory Previn, Laura Nyro e soprattutto David Ackles.
Cresciuto negli ambienti del vaudeville e del teatro povero, Ackles introietta l’intero patrimonio musicale statunitense (da Gilbert & Sullivan ad Aaron Copland ai fiddle tunes degli Appalachi), assimila Kurt Weill e Jacques Brel e plasma tutto questo nei tre album incisi per la Elektra ( tutti reperibili in edizione economica): David Ackles (1968, in cui compare la celebre Road To Cairo), Subway To The Country (1970) e il capolavoro, American Gothic (1972). Una sequenza di canzoni affascinanti e aspre che percorrono le “vene dell’America” partendo dalla desolante vita di coppia descritta nella title track e dallo psicodramma collettivo di Ballad Of The Ship Of State fino ad arrivare all’epos desolato della lunghissima Montana Song. E’ curioso che un disco così profondamente connotato dal punto di vista ambientale, venga inciso a Londra, con gli arrangiamenti di Robert Kirby, già collaboratore di Nick Drake, e la produzione di Bernie Taupin, paroliere di Elton John. Naturalmente American Gothic vende poco o nulla (negli USA arriva solo al n. 167), a dimostrazione che anche in epoche teoricamente auree, il pubblico non era poi così avveduto. Ackles trova successivamente un contratto con la Columbia per la quale incide il raro 5 And Dime (1973) per poi abbandonare la scena musicale e diventare insegnante di teatro e composizione. Muore nel marzo del 1997. (Antonio Vivaldi)