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Il tour da cui è tratto l’album segue di circa otto anni l’esordio discografico dei Little Feat, che possono quindi contare su un lungo rodaggio artistico. Non a caso, la dimensione live si rivela la più congeniale alle loro caratteristiche. Il contatto con il pubblico amplifica la voglia di comunicare, valorizza quell’accattivante e indefinibile sintesi di rock delle radici, folk, blues e funky che rappresenta la cifra stilistica della band. Da questo punto di vista, Waiting For Columbus è un autentico gioiello. Il pianista Bill Payne e la “mente creativa” Lowell George (all’epoca già con gravi problemi di salute) sono in ottima forma, l’intera sezione ritmica sfodera grinta e inventiva senza un attimo di cedimento e brani indimenticabili come Willing, Feats Don’t Fail Me Now e Sailing Shoes si caricano di una nuova, travolgente vitalità. Sulla copertina dell’album campeggia un ammiccante pomodoro rosso fuoco, disegnato da Neon Park; nulla lascia presagire che un lavoro così solare e vitale sarebbe stato una sorta di canto del cigno. Un anno dopo la pubblicazione di Waiting For Columbus, infatti, Lowell George muore prematuramente lasciando un vuoto che i suoi compagni d’avventura non saranno mai più in grado di colmare. (Ida Tiberio)