![Image Image](http://www.d3sign.it/dc/images/stories/CD/thumb_la crus.jpg)
La formazione di “Giò” Giovanardi e Cesare Malfatti ebbe un’idea semplice ed efficace: recuperare quanto di più specifico la musica italiano avesse prodotto nei trent’anni precedenti, ovvero la canzone d’autore, e accostarla al romanticismo epico, distorto e sofferente dell’amato Cave e ai sussulti elettonici che il rock cominciava ad assimilare con crescente passione. Ecco dunque che lo struggimento melodico di “Angela”, uno dei classici di Luigi Tenco, va di pari passo con le ossessioni ritmiche di “Dov’è finito dio”, mentre “Il Vino”, la più famosa composizione di Piero Ciampi, apre la strada all’incubo urbano di “Notti Bianche”. E quando i due elementi si fondono i risultati sono splendidi esempi di classicità “moderna” come “Natura Morta” e “Nera Signora”. Non molto tempo dopo il gruppo milanese pubblicò un secondo album (“Dentro Me”) altrettanto bello e illuminato da “Come Ogni Volta”, emozionante canzone dall’evidente potenziale commerciale. I discografici, però, decisero di preferire ai tormentati La Crus il bel faccino innocuo di Nek… (Antonio Vivaldi)