C'é stata un'epoca in cui tutto sembrava possibile: la pace nel mondo, l'amore libero, il comunismo, lo scudetto della stella per il Genoa. Figuratevi se non si poteva credere che anche Reginald Dwight, in arte Elton John, fosse un grande musicista. Stiamo parlando solo di trenta, quarant'anni fa e se per le prime quattro cose c'è ancora molto da discutere, sull'ultima affermazione non sembrano esserci dubbi: dal 1969, anno d'esordio con l'incerto “Empty sky” fino all'autobiografico “Captain Fantastic” (se stesso) “and The Brown Dirty Cowboy” (il suo alter ego paroliere Bernie Taupin), Elton inanellò una serie di opere straordinarie in cui, dopo le sbornie psichedeliche e progressive, il rock ritrovava nella forma-canzone la sua essenza più pura. Brani come “Your Song”, “Daniel”, “Rocket Man”, “Crocodile Rock” e anche la sciagurata “Candle In The Wind” appartengono a quel periodo; ma non li troverete in questo che fu il primo disco in assoluto negli Stati Uniti a entrare direttamente al n°1 nella settimana di uscita e chiude il periodo più fecondo dell'artista londinese. Un concept album, graficamente ineccepibile (nell'ellepi originale, dalla lussureggiante copertina firmata Alan Aldridge, c'erano un manifesto, due libretti con i testi e foto, collage e fumetti), in cui sir John passa dalla ballad omonima al titolo a episodi più black (“Tell Me When The Whistle Blows” con gli archi arrangiati da Gene Page, il diòscuro di Barry White), dalla West coast di “Writing” a gioielli degni di “Abbey road”. Se siete convinti cercate la de-luxe edition: doppio cd con bonus beatlesiani e la registrazione live dell'intero album eseguito a Wembley il 21 giugno 1975. (Danilo Di Termini)
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