La definizione di artista country, per quanto fondata, rischia di apparire riduttiva nei confronti di personaggio eclettico e fuori dagli schemi come Lyle Lovett. L’artista, figlio ribelle di un Texas rurale e immutabile, calca le scene musicali da oltre vent’anni, misurandosi con la musica delle radici (il suo primo album è considerato uno dei migliori esordi country degli anni ottanta) ma anche con la canzone d’autore e altre espressioni musicali. Il talento di Lyle Lovett emerge in modo incontrovertibile con il secondo titolo della discografia, Pontiac, un lavoro di ampio respiro creativo che permette al musicista di superare, pur senza abbandonarli, gli stilemi del country e di consolidare la propria abilità di songwriter. Pontiac, infatti, è un’ottima sintesi di blues, gospel, jazz, canzone d’autore. Naturalmente, visti i precedenti dell’autore, non mancano le antiche suggestioni country che si riversano con intensa passione in alcuni tra i brani più significativi dell’album.
Ma la vera peculiarità di Pontiac è la presenza di un nutrito gruppo di canzoni ironiche, profonde e di sicuro impatto emotivo. La voce ruvida dell’artista texano, del resto, è perfetta per delineare storie di fuga e di abbandono, di disillusione e sottile cinismo. Un altro punto di forza dell’album sono i bellissimi duetti vocali con Emmylou Harris che contribuiscono a infondere spessore e classe a brani come If A Had A Boat e Walk Through The Bottomland. Anche L.A. County e She’s No Lady scavano nei meandri più oscuri dell’amore con una punta di sarcasmo che nulla toglie alla dolente poesia del testo. Pontiac consacra Lyle Lovett come uno dei cantautori più personali e ricchi di talento della sua generazione. Negli anni a venire, la ribalta mediatica verrà occupata da un fugace matrimonio con Julia Roberts, ma la carriera artistica di Lyle Lovett continuerà a maturare. (Ida Tiberio)
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