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La produzione è ruvida ma funzionale e le canzoni hanno un loro personalissimo epos senza autocompiacimenti (un po’ come per i quasi coevi australiani Died Pretty): And Then The Rain, lacerante e poetica, andrebbe considerata una delle canzoni capolavoro degli anni ’80 mentre Hollywood Holiday vale come manifesto estetico del Paisley Underground (potere alle chitarre e ai sentimenti per contrastare la deriva ‘sintetica’ del decennio) al pari di Tell Me When It’s Over dei Dream Syndicate. Una vera dichiarazione di principio è anche il recupero di Lucifer Sam dal repertorio dei primi Pink Floyd barrettiani, all’epoca del tutto fuori moda. Facile appassionarsi anche a Drifters (1984), per quanto si senta la mano di un produttore abbastanza mainstream quale Paul Mandel. La differenza d’approccio è percepibile proprio nella nuova versione, più gentile e addomesticata, di And Then The Rain così come nella dimensione quasi radiofonica di Hold On o nelle chitarre jingle-jangle di Shot You Down. Resta comunque percepibile la vitalità venata di oscurità del gruppo (Kerouac incontra l’esistenzialismo?) che per una volta si veste di abiti acustici nella bella Ain’t No Hangman.
Alla ristampa sono stati aggiunti tre brani, registrati fra l’ep e l’album e prodotti da Tom Verlaine. La collaborazione con l’ex Television non andò mai oltre questo esperimento (“Lui voleva 50000 dollari per produrre l’album, non ne avevamo solo metà,” spiega Tolman) ed è un peccato perché un suono così nitido e tagliente avrebbe fatto di Drifters un capolavoro. (Antonio Vivaldi)
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