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Rolling Stones sono già all’apice della carriera quando decidono di fondare un’etichetta discografica da gestire in proprio. A inaugurarla, nel 1971, è appunto Sticky Fingers, uno degli album più ispirati e magnetici della band inglese. Il talento e l’intesa artistica di Jagger e Richards qui toccano il massimo storico; le due figure più carismatiche dei Rolling Stones diventano un impetuoso fiume in piena carico di idee, energia, trovate stilistiche sorprendenti. La copertina dell’album, la celebre cerniera ideata da Andy Warhol, introduce nel clima torbido e ambiguo che è il punto di forza dell’album. La musica, poi, scaturisce con straordinaria naturalezza e offre ballate affascinanti come Wild Horses, il blues ( primo amore degli Stones) di Got To Move e un riff di chitarra memorabile: quello di Brown Sugar, potentissima, controversa e a tratti disperata dichiarazione di amore e odio nei confronti dell’eroina. Il tema della droga si insinua anche tra le note ipnotiche e ammalianti di Sister Morphine. Marianne Faithfull, all’epoca fidanzata di Mick Jagger e finissima musicista a sua volta, sostiene che la canzone tratti del legame tra un’infermiera e un malato terminale. In realtà, neanche a vent’anni Miss Faithfull era tanto ingenua da credere realmente ad un’interpretazione così innocente. Figuriamoci i fans degli Stones. (Ida Tiberio)