Scendendo le strette scale del Village Vanguard non si può fare a meno di immaginare tutti gli artisti che hanno reso quel minuscolo palco un autentico tempio, l’ultimo rimasto oggi a New York, del jazz. Qui sono stati incisi alcuni dei dischi più importanti della storia di questa musica, il live di Sonny Rollins per la Blue Note nel 1957, quello di John Coltrane con Eric Dolphy nel novembre 1961 e nel giugno dello stesso anno lo splendido canto del cigno del trio di Bill Evans con Paul Motian e Scott La Faro (che sarebbe tragicamente scomparso dieci giorni dopo in un incidente stradale). Il gruppo era nato due anni prima in seguito alla decisione di Evans di lasciare Miles Davis (non prima di aver partecipato alle sedute di “Kind of blue”): la pubblicazione nel dicembre del 1959 di “Portrait in jazz” e nel febbraio del 1961 di “Exploration” basterebbe a farne una delle più influenti formazioni del jazz contemporaneo. Ma l’esibizione al Vanguard e i due dischi che ne scaturirono (l’altro si intitola “Waltz for Debby” ed è ovviamente altrettanto indispensabile) testimoniano lo straordinario livello di un trio in cui è difficile,se non impossibile individuare, univocamente un leader. Il pianismo raffinato e lirico di Evans le cui linee melodiche sono spesso raddoppiate da La Faro, con la sua tecnica quasi chitarristica, e contrappuntate dalle delicate percussioni di Motian, fanno delle dodici composizioni complessive altrettante gemme preziose e scintillanti. Difficile scegliere fra “Gloria’s step” e “Jade visions” (entrambe di La Faro), la celebrerrima “Waltz for Debby” di Evans o le restanti nove song di autori come Gershwin, Cole Porter o Miles Davis: ma poi perché scegliere se si possono avere tutte?
(Danilo Di Termini)
