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I nostri preferiti Jazz GIUSEPPI LOGAN QUARTET - The Giuseppi Logan Quartet (ESP 1964)
 

GIUSEPPI LOGAN QUARTET - The Giuseppi Logan Quartet (ESP 1964) Hot

ImageDue dischi a suo nome, la partecipazione ad un terzo, “College Tour” di Patty Waters, qualche collaborazione con Bill Dixon e Roswell Rudd all’inizio degli anni ’70 e poi il silenzio. Fino a quando un filmato che lo ritrae (male in arnese) mentre suona in un parco di New York finisce su You Tube: ha inizio una mobilitazione spontanea e il 17 febbraio scorso Giuseppi Logan torna a esibirsi al Bowey Poetry club, preludio, forse, a una nuova vita musicale (e non solo). Riascoltare oggi il suono del suo sax (alto e tenore, ma anche del flauto e del clarinetto basso) lascia ancora interdetti: suoni sbiechi, precariamente intonati, senza alcuna concessione alla fruizione, quasi un flusso sconnesso che solo miracolosamente trova il ritmo dei suoi straordinari compagni di strada, Don Pullen al pianoforte, Eddie Gomez al contrabbasso e Milford Graves alla batteria. Eppure, anche in quella incendiaria stagione del free, nella quale facevano sentire la loro voce artisti come Albert Ayler, Archie Shepp, Ornette Coleman, Pharoah Sanders, Sun Ra (per limitarsi ai soli compagni di casa discografica ESP), Giuseppi Logan merita di essere ricordato: per la furente “Tabla suite”, per la bizzarra “Dance of Satan”, dal tema cantilenante, per le strutturate “Dialogue” e “Taneous”, per “Bleecker partita”, con Pullen che fa McCoy Tyner e permette all’allora trentenne sassofonista di Philadelphia di emulare nello stile il quasi concittadino Coltrane (come farà con minore originalità in “More” del 1965). Bentornato Giuseppi. (Danilo Di Termini)

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