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I nostri preferiti Jazz THELONIOUS MONK - Brilliant corners (Riverside 1956)
 

THELONIOUS MONK - Brilliant corners (Riverside 1956) Hot

ImageQuando esce questo disco, il terzo pubblicato per la Riverside di Orrin Keepnews dopo i contratti con Blue Note e Prestige, Monk ha trentanove anni: è il primo album in cui comincerà a rivisitare il suo repertorio (fino ad allora in diciassette sedute a suo nome non ha mai suonato più di una volta una sua composizione), ma soprattutto è quello che lo farà finalmente conoscere al grande pubblico. Un’unica cover eseguita in piano solo (“I surrender dear”), un brano dedicato alla baronessa Pannonica de Koenigswarter (una Rotschild ‘incatenata’ a New York dalla sua passione per il jazz: fu nella sua camera d’albergo che morirà Charlie Parker e fu nella sua casa del New Jersey che si rifugeranno Monk e la moglie negli ultimi tormentati anni di vita del pianista), due titoli dal sapore surrealista, “Ba-lue Bolivar Ba-lues-are” e “Brilliant corners”. Proprio gli ‘angoli brillanti’ che danno il titolo al disco segnano una vera e propria rivoluzione musicale nella loro apparente semplicità: tema suonato all’unisono da tutti gli strumenti (nessuno lo aveva mai fatto prima), tempo raddoppiato (e fin qui niente di strano) e poi dimezzato in corsa e via così per tutta la durata del pezzo. C’è da che rimanere paralizzati!

 

Ma il quintetto che suona con Monk è quanto di meglio si possa trovare in giro: Max Roach alla batteria, Oscar Pettiford al contrabbasso, Ernie Henry all’alto e soprattutto un monumentale Sonny Rollins al tenore: in “Pannonica” l’intesa tra i due newyorkesi è telepatica e irripetibile. E per finire “Bemsha swing”, l’unico brano non composto per questa seduta, in cui Roach si diverte a suonare dei timpani trovati in studio: imprescindibile in ogni collezione che si rispetti. (Danilo Di Termini)

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