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Concerti Concerti FRANCESCO BEARZATTI TINISSIMA QUARTET - 22 Luglio 2015 GEZMATAZ FESTIVAL, GENOVA
 

FRANCESCO BEARZATTI TINISSIMA QUARTET - 22 Luglio 2015 GEZMATAZ FESTIVAL, GENOVA FRANCESCO BEARZATTI TINISSIMA QUARTET -  22 Luglio 2015 GEZMATAZ FESTIVAL, GENOVA Hot

IMG 20150722 230818La musica di Thelonious Monk, che suona fresca e moderna ancora oggi, è sempre stata apprezzata anche al di fuori dell'ambiente jazzistico, basti ricordare il tributo stellare curato nel 1984 da Hal Willner (That 's The Way I Feel Now); in quel caso musicisti jazz e rock omaggiavano, senza badare a confini e steccati, gli intramontabili riff del pianista apparentemente 'sbilenco'. Nel caso del concerto inaugurale del dodicesimo Gezmataz Festival, il Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti non ha avuto remore nell'affrontare il corpus monkiano da un punto di vista relativamente nuovo e, sulla carta, un po' rischioso. Il concerto, basato, sul disco Monk'n'roll del 2012, che forse ci era colpevolmente sfuggito all'epoca, vede il sassofonista friulano (assieme a Danilo Gallo al basso, Giovanni Falzone alla tromba e Tony Fusco ala batteria) cucire ai brani più famosi di Monk, a mò di contrappunto ironico, temi e riff popolarissimi della musica pop-rock; ecco quindi che Bemsha Swing converge sul giro di basso di Another One Bites The Dust dei Queen, Bye- Ya corre sul veloce ritmo di Oh Pretty Woman e Criss Cross s'imparenta forzatamente con il lento shuffle di Walk On The Wild Side di Lou Reed. Letto così, magari fa un po' paura, ma la performance infiamma il palco del Gezmataz, complice anche l'istrionica verve di Falzone, che utilizza la voce e le parti meno nobili del suo strumento per aggiungere ironia e sberleffi al torrenziale muro sonoro del gruppo. Grande risposta del pubblico, poco numeroso, con qualche riserva da parte dei puristi, specie quando il sax di Bearzatti, filtrato da marchingegni elettronici, suona proprio come una chitarra elettrica distorta, generando un discreto corto circuito visivo tra i gesti sullo strumento e il suono percepito. Per il gran finale, tutti sotto il palco per un debordante e corrosivo medley tra Blue Monk e My Sharona che forse funziona meno degli altri brani, ma chiude in modo egregio una serata di jazz diversamente intenso. (Fausto Meirana)

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