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Shearwater. Live in Bloom Shearwater. Live in Bloom Hot

Shearwater. Live in Bloom

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Live in Bloom
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Ventidue e trenta di un freddo lunedì di Pasqua; al Bloom di Mezzago – Brianza estrema - ci saranno un centinaio di persone, metà di quelli che a legger le cronache ascoltarono, nello stesso luogo, gli sconosciuti Nirvana nel lontano 1989. All'epoca il gruppo di Seattle era ancora sotto contratto con la Sub Pop, esattamente come gli Shearwater oggi, che però vengono da Austin, Texas. Niente a che fare con il grunge, ma nemmeno con il rock sudista che ti aspetteresti da quelle parti (benchè Austin grazie al South By Southwest Music Conference, il più importante appuntamento internazionale dell'anno per l'industria musicale, sia diventata «Live Music Capital Of The World»); invece il quintetto che si affaccia dopo il set della canadese Julie Doiron, colpisce con un 'wall of sound' (che Antonio Vivaldi nella recensione dell'ultimo disco ha definito 'muscolare') di raffinata potenza. Fin dalle prime note di "Snow leopard" (da "Rook", 2008) e dai primi gorgheggi del leader e cantante Jonathan Melburg (già Okkervil River), si capisce che l'alchimia funziona eccome: voce intensa e precisa, a un passo dal falsetto, ma senza stucchevolezze, sia quando intona "Castaways" (hit da "The Golden Archipelago", 2010), sia quando passa a "Animal life", brano che dà titolo all'ultimo bel disco del gruppo. Una ritmica pulsante supporta un impasto di chitarre e tastiere affascinante e vorticoso, per un concerto di novanta minuti senza pause e cedimenti. (Danilo Di Termini)

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