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Concerti Concerti GREEN PANETTONE FOG 24 dicembre 2011
 

GREEN PANETTONE FOG 24 dicembre 2011 GREEN PANETTONE FOG 24 dicembre 2011 Hot

bosioLa crisi è arrivata per tutti e mentre aspetto che cominci il Natale musicale della Green Fog Records davanti a Disco Club, vedo clienti entrare a chiedere le cose più improbabili ("Scusi, ce l'ha l'ultimo di Venditti?") e il proprietario che abbozza, senza commenti o con un malinconico "Sì, ce l'hanno mandato per le Feste". Ma si può vendere qualsiasi cosa, mantenendo intatto il vero spirito rock dell'intenditore. Come? Continuando a esporre in vetrina i Pearl Jam accanto ai Nirvana e De André (per preservare l'orgoglio campanilistico); oppure si possono promuovere ottime band come gli En Roco. Il loro set è uno scorrere di ballad cantautorali dai testi poetici tinti di blu, il colore preferito dal cantante. Francesco ha qualcosa di grunge nel look, nell'atteggiamento e persino nello sguardo e, in effetti, si sentono i riverberi dei Pixies – gruppo storico che ha influenzato parecchio Kurt Cobain e en rocoche gira anche nello stereo di questi ragazzi – ma ogni pezzo è un tassello in un mosaico personale che parla di Genova, ma soprattutto negli abissi soggettivi: scuri, trasparenti e – ancora una volta – blu. L'arrangiamento dei testi richiama la canzone d'autore intima e minimale alla Bobo Rondelli, con in più una sottile vena di saudade ("Rimpiango il giorno in cui non ti ho mai incontrato" Prima di volare via ) la chitarra di Enrico aggiunge ritmi interessanti che passano dalla calma al sussulto, accentando le parole.
I Tarick1 (TaricOne!), che qui si esibisce in "versione Casadei", sono particolari: solo due pezzi, con una voce femminile che vola verso l'alto, come se Lorena McKennitt incontrasse Patti Smith. L'emozione però gioca brutti scherzi e lei sbaglia almeno una volta. Poco male le atmosfere sono acquatiche e vicine a certe suite oniriche dei Pink Floyd, con le note di un mandolino elettrificato che sembrano continuare a fluire dentro a una mia foto – mossa in stile Sub Pop.
esmenDopo la fuga precipitosa della cantante, gli Esmen si preparano, con tutta la loro fantasiosa strumentazione: Danilo suona una tastiera virtuale, con i tasti segnati su un piccolo schermo digitale – magie postmoderne – e regala giri accattivanti, accendendo il suono di percussioni di Gino, che picchia sulla cassa di un amplificatore. L'effetto è gioioso e caldo e un gruppo di persone si mette a ballare sul marciapiede, anche se "ballare" forse non è il termine adatto. È più un lento ondeggiare – un po' instabile – seguendo parole e melodie che richiamano il cosiddetto "dream pop" dei Mercury Rev, fino a profondità sciamaniche quasi doorsiane. Un'ultima nota a margine: il cd della band, Tutto è bene quel che finisce, non avrebbe sfigurato in questo indie Christmas party, perché sulla copertina vola un essere assurdo, forse mostruoso forse angelico, che indossa un cappello rosso da Santa Claus. (Elena Colombo)

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