Dopo l'emozionante concerto, un ventina di giorni fa, del bluesman ed etnomusicologo americano di fama internazionale David Evans, sabato sera all'Ostaia Da-U-Neu di Via D'Andrade a Sestri Ponente è stata la volta di Andy White, esperto cantautore irlandese originario di Belfast, da diversi anni residente a Melbourne in Australia. Un altro appuntamento di vaglia, quindi, nella piccola ed accogliente enoteca birreria di Fabio Ricchebono, grande appassionato di popular music e all'occorrente ottimo armonicista blues. White si è presentato con la sua piccola dodici corde acustica e con un'altra chitarra acustica, una vecchia sei corde che utilizza fin dagli esordi, ed ha interpretato con eleganza e maestria una serie di sue composizioni, in gran parte provenienti dal suo ultimo piacevole album "Songwriting", pubblicato nel 2009. Uno stile asciutto il suo, caratterizzato da una decisa pennata in flatpicking sulla chitarra a sgranare rapidi accordi in successione, e da un'arpeggio espressivo ed eloquente al servizio di un sound davvero personale e molto solare e rasserenante. Stupisce la fluidità della sua scrittura e la scioltezza della sua esecuzione che ricorda molto da vicino, fatte le dovute proporzioni (anche stilistiche), il primo spensierato Mark Knopfler. Depositario di una vera e propria cultura del song-writing, tipica del suo paese d'origine, White è al contempo in grado di custodire una propria autenticità artistica che gli permette di sfidare con audacia e ottimismo il futuro, coniugando una sorta di anima punk alla Joe Strummer con il raffinato e romantico gusto di cantautori irlandesi alla Eamon Friel e un'eco dylaniana sempre in agguato. Lo ha accompagnato nel corso del concerto Giulia Millanta, giovane cantautrice italiana di Firenze, già vincitrice nel maggio dello scorso anno a Sarzana di un importante premio dedicato alla canzone d'autore (il Carisch "New Sounds of Acoustic Music"). Giulia si è esibita in rotondi controcanti durante alcuni brani di White ed ha poi presentato, in un momento della serata a lei interamente dedicato, una manciata di sue composizioni, dall'incedere folk-rock e cantate tutte rigorosamente in inglese, che costituiscono l'ossatura del suo interessante recente secondo album "Dropping Down" (Ugly Cat Record, 2011). La Millanta, con la sola voce e l'accompagnamento della chitarra, ha letteralmente conquistato il pubblico della gremita osteria grazie alla qualità del suo canto, all'intensità della sua interpretazione, alla stimolante complessità delle sue canzoni, da un punto di vista ritmico, armonico e formale, e all'impegno che ha saputo profondere e trasmettere. A chi scrive, la sua sofisticata ricerca compositiva ha ricordato molto la grande Joni Mitchell, ma ci rendiamo conto che si tratta di un paragone rischioso, perché ormai troppo scontato (per un verso), e decisamente azzardato (per l'altro). Le auguriamo di trovare al più presto adeguati spazi, un'ancor più definita identità artistica e "la casa interiore" che sembra cercare. (Marco Maiocco)
ANDY WHITE - GIULIA MILLANTA all'Ostaia Da-U-Neu (11-06-2011)
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all'Ostaia Da-U-Neu (11-06-2011)
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