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Concerti Concerti LIGURIA JAZZ SUMMER 2007 - Santa Margherita Ligure 12 luglio - Don Byron Goup
 

LIGURIA JAZZ SUMMER 2007 - Santa Margherita Ligure 12 luglio - Don Byron Goup Hot

ImageLa seconda serata del Liguria Jazz Summer 2007, manifestazione curata dalla congiunta direzione artistica dei genovesi Louisiana Jazz Club ed Ellington Club, ha visto salire sul palco di Piazza Caprera, in Santa Margherita Ligure, il Don Byron Group. Byron è da molti anni riconosciuto come uno dei migliori clarinettisti e sassofonisti jazz del mondo: un maestro delle note soffiate. La sua musica coniuga da sempre impegno intellettuale e ricerca con il piacere dell’ascolto. Vivo in lui il bisogno di ricostruire i percorsi, di andare alle radici della propria afroamericanità, senza per questo perdere il contatto con l’immediatezza del messaggio musicale. Do The Boomerang, il suo ultimo lavoro discografico inciso per la Blue Note, si presenta così come un tributo alla musica nera e in particolare a quella di Junior Walker, grande sassofonista e cantante dell’epoca d’oro della soul music targata Motown e non solo. In quel di Santa Margherita, accompagnato da cinque dei fidi musicisti che compaiono nel disco, Byron ha presentato proprio quest’ultimo condensato di storia della musica nero-americana, sospeso tra jazz d’autore e rhythm and blues.

Pochi brani in tutto, ma meravigliosamente interminabili. Semplici riff o pedali ossessivamente ripetuti, un blues d’apertura senza fine, una ballata di marvingayana memoria, un tempo dispari portato a lungo con sapienza e una dedica finale a James Brown. Lunghi splendidi soli, ad opera di tutti i componenti, sempre accompagnati da un afflato d’assieme unico e dinamiche di gruppo plastiche e calibrate: micidiali le molte progressive ascese d’intensità sonora. Brillano tutti, a partire dalla fenomenale propulsione ritmica del batterista Rodney Holmes: una rivelazione. Colpiscono poi i vocalizzi di Dean Bowman, la tecnica e l’intesa tra il chitarrista David Gilmour e il bassista Brad Jones, la naturalezza con cui Byron guida l’ensemble, alternando sax tenore e clarinetto. Solo un po’ in ombra, forse, George Colligan all’organo hammond, bravo comunque ad impastarsi al sound generale del gruppo, che dal vivo abbandona una certa compassatezza da studio, dilata i suoi tempi e sprigiona tutta la sua forza ed energia. Tanto l’impegno profuso e una bella dimostrazione di come si possa creare musica intelligente, capace di indagare a fondo sul senso della propria storia e appartenenza pur divertendo un pubblico numeroso ed entusiasta. Miles Davis ne sarebbe stato contento. (Marco Maiocco)

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